Il governo ha avviato un’importante riforma delle politiche migratorie per i lavoratori provenienti da Paesi terzi, con l’obiettivo di bilanciare le esigenze del mercato locale e, parallelamente, garantire stabilità e diritti sia per i lavoratori maltesi che per quelli stranieri.
Le nuove direttive, annunciate dal Primo Ministro Robert Abela e dal ministro degli Interni Byron Camilleri, sono aperte alla consultazione pubblica e mirano ad introdurre trentadue misure che saranno implementate gradualmente nel corso dell’anno.
La riforma – dichiara il governo – si basa sostanzialmente su quattro principi fondamentali, ovvero sulla stabilità del mercato del lavoro che verrà promossa incentivando i datori a mantenere i dipendenti attuali e a ridurre il turnover di quelli stranieri.
A questo si aggiunge l’intenzione di tutelare maggiormente anche i diritti delle risorse, attraverso condizioni più eque volte a contrastare sfruttamento e concorrenza sleale. In linea con quanto già dichiarato in precedenza, si pensa inoltre di consentire l’ingresso di extracomunitari nel mercato del lavoro locale solamente nei settori in cui sussista una reale necessità di risorse.
Infine, si prevedono investimenti nel migliorare le competenze dei lavoratori sia locali che stranieri, attraverso la formazione e processi di integrazione. Prevista inoltre l’estensione della “skills card”, già attiva nel settore turistico e ricettivo, anche in altri comparti.
Per capire il “peso” del contributo degli extracomunitari al mercato del lavoro locale, come evidenziato anche in uno dei vari grafici riportati all’interno del documento sulla nuova politica migratoria, tra il 2013 e il 2023 sono stati creati 120.000 posti di lavoro, 30.000 dei quali sono stati occupati da maltesi e 23.000 da altri cittadini dell’UE. La restante fetta, quella più grande da 67.000, è stata occupata da cittadini di Paesi terzi.
Tra i dettagli delle misure proposte, vi sarà una stretta sulle assunzioni mirata a contrastare l’alto turnover dei lavoratori stranieri. Per questo, verranno introdotti limiti specifici basati sulle dimensioni delle aziende che, nel caso di piccole realtà fino a 49 dipendenti, impongono il divieto di assoldare nuova forza lavoro straniera se più del 50% dei lavoratori extracomunitari si è dimesso o è stato licenziato nei dodici mesi precedenti.
Le percentuali flettono in proporzione nel caso di medie e grandi imprese, mentre ne saranno esenti le micro (fino a 9 dipendenti) e chi opera in settori specifici come sanità, assistenza ai disabili e anziani.
I permessi di lavoro per gli stranieri saranno rinnovabili ogni due anni anziché annualmente, a condizione che lo sia anche il loro contratto. Inoltre, le tariffe per il rinnovo dei permessi saranno decurtate, ma saliranno nel caso di nuove assunzioni, per favorire la forza lavoro già presente in azienda.
Il governo rafforzerà i controlli sui datori di lavoro e autorizzerà il pagamento degli stipendi solo tramite bonifico bancario e non più in contanti, per prevenire frodi e sfruttamento.
I cittadini extracomunitari che perderanno il posto avranno trenta giorni di tempo per trovare un altro impiego, estendibili a sessanta, così da scoraggiare il riciclo di risorse.
Sarà inoltre obbligatorio per questi ultimi partecipare a corsi di lingua e cultura maltese prima dell’arrivo sul territorio e, quelli meno qualificati, dovranno frequentare corsi di aggiornamento.
Niente più “caccia al reclutamento via social”: i datori saranno tenuti a pubblicare gli annunci di lavoro su Jobsplus e sul portale europeo EURES per almeno tre settimane prima di cercare risorse extracomunitarie e, qualora scartassero candidati maltesi o europei, dovranno spiegare i motivi del rigetto.
Il Primo Ministro Abela ha dichiarato che questa riforma è essenziale per raggiungere la “Visione Malta 2050”, creando un mercato del lavoro più stabile e competitivo. Ha sottolineato che, «con queste misure, garantiremo che solo le risorse qualificate e necessarie al mercato maltese possano entrare nel Paese, sempre sotto il controllo delle autorità, proteggendo al contempo i diritti di tutti i lavoratori e contrastando gli abusi».
«Chi non rispetta i diritti dei lavoratori sarà penalizzato, mentre chi investe in qualità e competenze sarà premiato» ha aggiunto il ministro Camilleri, spiegando che la riforma è stata pensata per rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in costante evoluzione e di una società che è sempre più vecchia e con un basso tasso di fertilità.
La consultazione pubblica rimarrà aperta fino al 9 febbraio 2025, ed i cittadini potranno offrire il loro contributo sul portale dedicato.
(photo credits: DOI)
Il Corriere di Malta è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato