La particolarità della band Doctor 3 è improvvisare jazz su musiche italiana e non solo.
E hanno dimostrato di saperlo fare con grande talento nel concerto che ha riempito il teatro Manoel, realizzato grazie anche all’Istituto Italiano di Cultura a Malta e l’Ambasciata italiana.
Durante lo spettacolo la band ha improvisato sopra le musiche di Come togheter (Beatles), Senza Fine (Gino Paoli), La canzone di Marinella (Fabrizio De André), Your Song (Elton John), Every Breath You Take (Police), fra le altre canzoni.
Doctor 3 è un trio formato da talentuosi musicisti: Danilo Rea (pianoforte), Enzo Pietropaoli (contrabbasso) e Fabrizio Sferra (batteria).
Di seguito l’intervista realizzata appena prima del concerto.
Siete al purgatorio con la punizione che dovrete suonare sempre la stessa canzone. L’unica cosa positiva: la potete scegliere voi. Quale scegliereste?
«Questa è veramente una cattiveria. Questa domanda c’è stata rivolta due settimana fa da uno studente che sta facendo la tesi su Doctor 3. È una domanda difficile. Forse “Senza Fine” di Gino Paoli oppure qualcosa dei Beatles.»
I musicisti nel jazz suonano in diversi gruppi contemporaneamente, non esiste la “monogamia” o l’appartenenza ad un solo gruppo? È un aspetto frustrante o positivo per voi?
«Si nel jazz a differenza di altri generi musicali, i musicisti sono più “promiscui” musicalmente parlando. Ci sono due ragioni. La prima è economica, suonare in diversi gruppi ti dà più possibilità economiche. La seconda è musicale: suonando con diversi gruppi e diverse persone si cresce musicalmente. I jazzisti sono essenzialmente dei solisti che suonano insieme. Il musicista si deve sempre sentire libero.»
Vi piacciono i social?
«Noi andiamo ancora a vapore, ma cerchiamo di capirli. I social sono un mezzo dipende come lo usi, preferiamo il contatto umano. Ci facciamo aiutare da moglie e figli.»
È la prima volta a Malta?
«Siamo dei privilegiati perché giriamo il mondo grazie alla musica e ci pagano pure. Qui a Malta ci sentiamo a casa. L’architettura è familiare e tutti quanti ci parlano in italiano.»
Le vostre non sono cover ma arrangiamenti musicali. Come è nata l’idea di esibirvi con brani che spaziano da Sting a Modugno fino ai Red Hot Chili Peppers? È stata una scelta commerciale?
«Il jazz nasce come musica popolare. Poi a volte è diventato sofisticato con Gershwin ed altri. Noi siamo i primi a improvissare sopra musica pop come Beatles, Paoli, De Andrea, Eltono John, Sting. È una grammatica musicale nuova che ci permette di stare insieme da 20 anni. Improvissare è comporre e suonare allo stesso tempo.»