L’Istituto italiano di Cultura, diretto da Massimo Sarti, propone un altro appuntamento interessante. Oggi, alle 18, si presenta il libro “Almanacco dell’orrore popolare. Folk horror e immaginario italiano” a cura di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni.
La presentazione del volume, edito da Odoya, avrà come relatori lo stesso Foni, Rosario Battiato e Stefano Zammit.
Da qualche tempo, in Gran Bretagna, si parla di folk horror per indicare quel miscuglio di isolamento rurale, paganesimo e paure ctonie che sembra animare come un filo segreto la cultura degli anni Settanta, tesa fra occultismo, psichedelia e incubi rurali.
Al tempo stesso, sulla scia di pensatori come Jacques Derrida e Mark Fisher, folk horror ha preso a indicare qualcos’altro: non solo certe atmosfere del passato più prossimo, ma anche e soprattutto i rapporti che noi contemporanei intratteniamo con quelle atmosfere, cercando in esse un antidoto al vuoto di senso che sembra caratterizzare il presente.
“Almanacco dell’orrore popolare” non è solo un viaggio alla scoperta del folk horror della provincia italiana. È, anzitutto, un’indagine sulle tensioni più segrete che animano la cultura della penisola: l’onnipresenza del passato e la compresenza di antico e moderno, la permeabilità tra mondo subalterno e cultura alta e lo slittare continuo tra centro e margine – sia esso geografico, sociale o culturale – che dà alla cultura italiana un’impronta perennemente decentrata, diasporica, soggetta a ibridazioni.
“Almanacco dell’orrore popolare” raccoglie saggi, racconti e testimonianze senza inseguire una (impossibile) completezza. Ne risulta un singolare missaggio, nel quale pop e folk, invenzione e tradizione si confondono: delineando così l’ombra di una Repubblica Invisibile della quale facciamo tutti, inconsapevolmente, parte.
L’iniziativa – organizzata dall’Istituto italiano di Cultura con il Dipartimento d’Italiano dell’Università di Malta e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Malta – si potrà seguire on line cliccando sul link:
https://zoom.us/j/95988254087?pwd=dll1WGxBcHZnMWk5Wng1YUV4N0NrZz09
Passcode: 5t3BYr
oppure sulla pagina Youtube dell’Istituto italiano di Cultura.