Un’affascinante crociera nel Mediterraneo attraverso le imprese del Vice-ammiraglio del Sovrano Militare Ordine di Malta, ricostruita dalla narrazione dell’autore che ne ha ripercorso e ricostruito la storia e le gesta
È la storia delle eccezionali battaglie navali tra cristiani e musulmani che ebbero grande risonanza in tutta l’Europa cristiana, condotte dal più noto caposquadra dell’Ordine di Malta durante la prima metà del XVIII secolo, il balivo Jacques-Francoise de Chambray il quale seminò il panico tra turchi e barbareschi, guadagnandosi l’epiteto de “Il Terribile Rosso di Malta”.
Tutto ciò è raccontato in un libro di André Plaisse, frutto di un’accurata documentazione raccolta dallo scrittore negli archivi dell’Ordine ed in quelli della Marina, nonché da uno scrupoloso vaglio delle memorie dell’eroe, il cui manoscritto originale è stato rinvenuto in una collezione privata.
Leggere le imprese del vice-ammiraglio dell’Ordine di Malta, significa compiere un’affascinante crociera nel Mediterraneo. In quel Mediterraneo teatro, all’inizio del XVIII secolo, di crimini e razzie di ogni sorta dei barbareschi Turchi, flagello di questo mare, nei confronti di navi mercantili. I Cavalieri di Malta levavano l’ancora da quel meraviglioso rifugio naturale che era l’arcipelago maltese ed andavano a combattere i pirati, al fine di garantire la sicurezza delle navi mercantili di tutta Europa.
Il giovane Chambray, discendente di un cavaliere crociato normanno, nacque il 15 marzo del 1687 a Evreux, ed all’età di tredici anni entrò nell’Ordine di Malta come paggio del Gran Maestro Ramon Perellos de Roccafoul. Percorse tutti i gradi della carriera e, nel settembre del 1710, pronunciò i voti, nella venerata chiesa di Nostra Signora della Vittoria a Valletta, eretta per commemorare il felice esito del Grande Assedio.
Nel dicembre del 1731, accedendo alla carica più ambita, diventò “luogotenente generale delle armate di mare della Religione”. Dopodiché fu fatto commendatore, gran croce e balivo dell’Ordine.
Smise di navigare nel dicembre 1735, e terminò la sua brillante carriera in qualità di luogotenente generale per la difesa delle coste settentrionali dell’arcipelago maltese. Dal 1749 al 1750 occupò anche la carica di Governatore di Gozo per volere del Gran Maestro Manoel Pinto da Fonseca.
Una lapide, nella magnifica navata della Concattedrale di San Giovanni a Valletta, con incisi il suo stemma, la Croce di Malta e due ancore, invita a pregare per la pace della sua anima.
Tutti i grandi marinai dell’Ordine erano degli indomabili combattenti. Già nei secoli passati la marina dell’Ordine era stata serbatoio permanente di grandi capitani, che rivestivano prima il ruolo di cavalieri dell’Ordine, poi quello di grandi comandanti nelle marine dei loro Paesi.
All’inizio del XVIII secolo quel nostro Mediterraneo unitamente ai territori circostanti, non mostravano più lo stesso aspetto che avevano all’epoca di Filippo II. Lo sviluppo e il declino delle potenze marittime del Mediterraneo nel XVI e XVII secolo dipendono dal ritmo lento della storia.
Nel corso dei secoli, pur senza perdere la loro identità, gli Stati e le società subirono ineluttabilmente diversi cambiamenti. Due importanti caratteristiche costanti dell’ambiente Mediterraneo sono l’intensità degli scambi commerciali con i continenti vicini e i sogni di supremazia dei grandi Stati sovrani.
I marinari dell’Ordine di Malta non erano degli scrittori e non si preoccupavano di narrare le loro imprese. Ma il balivo Chambray venne meno a questa regola e descrisse le sue cinquantacinque campagne scaglionate negli anni tra il 1706 e il 1735, con una modestia che l’onora, confessando, tra l’altro, le sue insufficienze per mancanza di pratica nell’arte dello scrivere e sollecitando l’indulgenza del lettore. Tale impegno è stato da egli assunto unicamente per render conto della sua buona volontà nell’utilizzare il talento datogli da Dio, che non è mai andato oltre il comando delle navi.
Il nostro eroe, Jaques-Francois de Chambray, nacque in uno dei quartieri più aristocratici della Citè jolie, dove i suoi genitori possedevano una bella dimora d’aspetto gentilizio. Per il giovane Chambray lasciare un tale ambiente, per andare a vivere in un’isola lontana, fu certamente una dura prova.
Era il 1700, aveva solo tredici anni ed iniziava così il suo noviziato sulle galere del Sovrano Ordine. Superbamente vestito, Jacques-Francois assolveva ai doveri della sua carica. Il giovane novizio percorse tutti i gradi della carriera: alfiere, luogotenente, capitano di vascello. Solamente due volte rivide il suo Paese natale: nel 1704-1705, quando approfittò di una licenza per arruolarsi nell’armata di Luigi XVI, poi nel 1708-1709, quando andò a regolare gli affari di famiglia dopo la morte della madre.
Smise di navigare alla fine del 1735, e terminò la sua brillante carriera in qualità di luogotenente generale per la difesa delle coste settentrionali dell’arcipelago maltese.
Colpito da influenza, morì a Malta l’8 aprile 1756 dopo aver costruito, a sue spese, la Cittadella di Chambray sull’isola di Gozo, nel distretto di Ghajnsielem, su un’altura che domina il Porto di Mgarr, al fine di assicurare la protezione degli abitanti della sfortunata piccola isola.
Il forte doveva essere la “cittadella” di una nuova città che doveva sostituire la Cittadella come capitale dell’isola, ma questo piano, purtroppo, non si concretizzò mai. Il forte fu utilizzato durante l’invasione francese di Malta nel 1798, e fu successivamente utilizzato, dagli inglesi, prima come guarnigione, poi come ospedale militare e successivamente divenne un ospedale psichiatrico.
Il forte è da anni in fase di restauro e di riqualificazione per trasformare l’area in un complesso turistico con alloggi di lusso e strutture turistiche varie: un progetto che intende fondere assieme storia e contemporaneità.
Jacques-Francois de Chambray, fu senza dubbio un uomo straordinario e appare come un degno conservatore delle antiche virtù.
Pensate che, anziché condurre una vita facile e brillante a corte, preferì ingaggiare aspri combattimenti in mare, e li vinse sempre! Il Rosso di Malta si definiva “grande esperto del Mare Mediterraneo, del suo mestiere e buon manovriero”.
Era tutto il contrario di uno spaccone pronto ad esaltare le proprie imprese. Ma, nonostante questa sua grande qualità, le sue imprese lo avevano reso temibile dagli infedeli. Allorché salvava dalle tempeste navi in pericolo, e marinai a corto di viveri e completamente privi di bevande, allorché strappava ai Barbareschi navi da loro catturate, e scortava vascelli mercantili che temevano gli attacchi di navi di Salé (Marocco). Di Algeri e di Tripoli, egli provava, come lui stesso dice, “molto piacere”, ma nello stesso tempo pensava che la divina Provvidenza “aveva pietà della pena degli uomini”.
Senza essere bigotto, il valente cavaliere di Chambray aveva uno spirito religiosissimo. Nelle sue Memorie tratta anche argomenti di storia religiosa, quali il naufragio di San Paolo, la venuta del camerlengo del Papa nella cattedrale di San Giovanni Battista e le cerimonie del servizio religioso a Malta. Il balivo sapeva anche valutare la realtà. In lui si combinavano, sul piano morale, una fede limpida, una rara modestia, un’integrità esemplare, un senso acuto del dovere ed una grande elevatezza di pensiero.
Il suo campo d’azione prediletto e, alla fine, la vera ragione d’esistenza del Rosso di Malta era il Mediterraneo. Nessuno meglio di lui, conosceva il regime dei venti e delle correnti del Mare Nostrum, i porti, le rade e gli ormeggi. L’arte di manovrare una nave in alto mare, all’avvicinarsi del nemico, non aveva più segreti per lui.
Era così grande la considerazione che godeva Il Rosso di Malta che due mesi dopo la sua morte, con un breve del Gran Maestro, Luigi Francesco di Chambray, suo pronipote, ottenne l’eccezionale privilegio di portare la croce di Malta.
Un’ultima piccola nota: poco prima di scomparire, ebbe anche il piacere di vedere che erano state prese delle iniziative perché fosse coniata una medaglia in suo onore. Questa medaglia, scriveva egli, “la vorrei semplice e nobile, con sul dritto il busto con il nome del fondatore e in esergo dedicat insula Gaulos (Gozo) e, sul rovescio, queste parole: ars nuova pro tutamine, erecta anno..”.
Impaziente di andare a stabilirsi in mezzo ad una popolazione che benediceva il suo nome, il balì commise l’imprudenza di abitare troppo presto la sua nuova casa. Vittima di una apoplessia, conseguente ad un raffreddore, si spense senza vedere la medaglia che, sembra, non fu mai coniata.
(testo e foto: Vincenzo Palazzo Bloise)
Bello questo articolo su Jaques-Francois de Chambray, figura rimasta nell’ombra e che vale davvero la pena riscoprire, insieme alle vicende dell’epoca. Complimenti al suo autore, Vincenzo Palazzo Bloise, che ha saputo cogliere questo spunto storico molto interessante.