Il professor Giacomo Rizzolatti, considerato l’autore di una delle principali scoperte nel campo delle neuroscienze degli ultimi decenni, i neuroni a specchio, è stato in visita in questi giorni presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Malta. La scoperta dei neuroni specchio, valsa al professore la candidatura al Nobel, ha dimostrato che possiamo capire gli altri non solo come “oggetti” mediante un processo logico-induttivo, ma anche come “persone”, partendo da noi stessi.
Qual è stato lo scopo della sua visita?
«Sono da qualche anno Professore Affiliato all’Università di Malta, presso il Dipartimento di Fisiologia e Biochimica e tengo ogni anno un certo numero di lezioni agli studenti di medicina, dei seminari ai ricercatori locali ma anche degli incontri divulgativi con il pubblico. Sono venuto diverse volte, ma ricordo benissimo la mia prima volta a Malta: fui invitato nel 2007 da John J. Schranz che era un artista interessato alla cura dell’autismo attraverso la danza. Essa permette infatti di mettere in contatto colui che balla con il proprio partner; avevamo cominciato un progetto interessante, ma dal punto di vista burocratico a volte è complicato portare avanti degli studi che esulino dall’iter tradizionale della medicina, così come in Italia, ed il progetto fu sospeso».
Cosa la colpisce particolarmente, in positivo e in negativo, di quest’isola?
«A me piace moltissimo la capitale, Valletta, anche se molti la definiscono oltremodo caotica, per via dei tanti turisti. In realtà io la trovo piena di vita: la cattedrale, il Caravaggio…a me fa venire voglia di viverla. Sicuramente tra gli aspetti negativi ci vedo il traffico, talvolta l’ho trovato folle e lo dico da una persona che non ci vive: immagino quanto sia difficile per un cittadino».
Proprio nell’anno della sua nascita,insieme alla sua famiglia, è stato costretto ad immigrare da Kiev per ritornare in Friuli, la città del suo bisnonno. Ha avuto quindi la possibilità di studiare ed affermarsi nella sua terra d’origine, l’Italia. Quale messaggio sente di dare a chi invece decide di studiare all’estero o di lasciare l’Italia per cercare di affermarsi altrove?
«Dipende molto da caso a caso. In Italia abbiamo dei centri di eccellenza in cui ci si può specializzare in qualsiasi campo; esistono Università che non hanno niente da invidiare a quelle estere. Al sud Italia la situazione è più difficile perché non ci sono fondi, ma mi sento di dire che attualmente lo Stato Italiano, in generale, dà molto poco alle Università. La ricerca spesso va avanti grazie alle fondazioni private o ai fondi europei».
È stato recentemente festeggiato dall’Ambasciatore Italiano a Malta Mario Sammartino e dalla ADURIM, Associazione Docenti Universitari e Ricercatori Italiani a Malta, coordinata da un altro neuroscienzato il Prof. Giuseppe Di Giovanni, della facoltà di Medicina dell`Università di Malta. Alcuni di loro sono per scelta a Malta ma tanti sono qui perché non hanno trovato uno sbocco in Italia. Cosa ne pensa di questa situazione?
«Sono rimasto davvero sorpreso dal numero dei docenti italiani che insegnano e fanno ricerca a Malta. Ho visto che a Malta sono stati “salvati” dei ragazzi molto bravi che in Italia, dopo un Phd (dottorato n.d.r.) magari ottenuto all’estero, si erano ritrovati a fare dei lavori, con tutto il rispetto, non consoni a quelli per il quale avevano studiato. Sono davvero dispiaciuto per la situazione in cui si trova l’Italia sotto questo punto di vista».
Lei è il coordinatore del gruppo di scienziati che nel 1992, nell’ambito della sua ricerca sulla corteccia motoria, ha scoperto l’esistenza dei neuroni specchio. Tale scoperta pone una base fisiologica all’empatia. Ci può brevemente raccontare l`impatto di questa scoperta nella scienza e nella vita di tutti i giorni? Lei si ritiene una persona empatica?
«Nel ’92 insieme ad altri scienziati abbiamo scoperto dei neuroni che si attivano sia quando una persona compie un’azione che quando la vede: è importante capire che empatia significa entrare nello stesso stato emotivo dell’altro, capire l’altro e non semplicemente “volersi bene”. Molto spesso questo termine è usato erroneamente, specialmente in religione: si esorta la gente ed essere empatica, cioè ad essere buona ma essere buoni è qualcosa di superiore: essere empatici significa semplicemente capire lo stato d’animo di chi si ha di fronte. Io mi ritengo empatico, creo facilmente un contatto con le persone. Penso però che le donne abbiano più empatia, anche per ragioni evoluzionistiche: la donna è madre e capisce il bambino molto più del padre».
Dagli inizi della sua carriera universitaria è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti. Qual è il più significativo per lei?
«Come soddisfazione sicuramente il premio Principe delle Asturie, che si tiene a Oviedo, in Spagna, in presenza del re e della regina madre. Tutta la Spagna, in un modo o nell’altro, vi partecipa. Sono stato celebrato, per capirci, anche al bar quando prendevo il caffè che mi veniva rigorosamente offerto, proprio perché per loro era un onore offrirmelo. C’era con me uno scienziato inglese della Royal Society, vincitore del Nobel, che mi raccontava che in Svezia invece non c’è questa grande partecipazione, questa cerimoniosità, in senso positivo e popolare. Anche l’ultimo premio che ho ricevuto in Lombardia è stato organizzato molto bene e mi ha dato tantissime soddisfazioni. Si tiene da due anni al Teatro alla Scala di Milano e io l’ho ricevuto il primo anno. C’è stata una bellissima cerimonia a cui era presente il governatore Maroni, molte autorità e anche Gerry Scotti che ha intrattenuto la serata: è stato davvero molto divertente».
Il Prof. Giacomo Rizzolatti a Malta: il video