All’età di 93 anni è morto Andrea Camilleri, ultimo “gigante” della letteratura italiana.
Del maestro, conosciuto al grande pubblico come giallista e “padre” del Commissario Montalbano, è ben noto il legame di sangue e di affetto con la Sicilia che lo ha accompagnato in tutta la sua vita artistica.
Mentre l’Italia lo celebra e piange la sua scomparsa, da Malta sorge spontanea una domanda: quali sono (se ci sono) i legami o semplici punti di contatto di Andrea Camilleri con il piccolo arcipelago non molto lontano, di là del mare, dal suo paesino di nascita?
Il primo elemento che risuona dal sapore maltese è il cognome “Camilleri”, il secondo più diffuso a Malta dopo “Borg”. Secondo Wikipedia, «Camilleri è un cognome di origine maltese diffusosi in Europa, soprattutto in Sicilia». E un articolo biografico del Corriere della Sera riporta che la famiglia paterna avrebbe origini maltesi, anche se risiede storicamente a Porto Empedocle, quel paesino che nell’immaginario delle opere ha assunto il celebre nome di Vigata.
Altri punti di contatto con Malta non se trovano nella vita dello scrittore, ma nell’abilità narrativa e nella fantasia grazie a due racconti legati all’isola.
Nel primo, tratto da un capitolo del romanzo “Il Colore del Sole”, Camilleri racconta la fuga di Caravaggio dall’Italia verso Malta, nel 1607, per scampare a una condanna a morte emessa dal papato a causa di una violenta lite in cui il suo “rivale” venne ferito a morte. Ad aiutarlo nella fuga è l’amico Filippo I Colonna, membro di una famiglia principesca romana e grande estimatore della sua arte. Ad accogliere Michelangelo Merisi nell’arcipelago è invece Fabrizio Colonna, figlio di Filippo, divenuto comandante in capo della flotta dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme a Malta – un ordine che accoglieva i giovani più turbolenti e scapestrati, restituendo loro una sorta di immunità. Come racconta lo scrittore siciliano, nonostante la sua cattiva fama Caravaggio riesce in poco tempo ad entrare nelle grazie dell’Ordine di Malta. Gli viene concessa anche una nomina ufficiale, anche se per meriti e non per nascita, quindi soltanto per il suo talento. Ma il carattere irascibile e turbolento di Caravaggio lo porterà presto a scappare anche dall’isola, a un anno di distanza, inseguito da un’altra condanna per omicidio, probabilmente dopo un duro litigio con un cavaliere del rango superiore. Dopo essere stato rinchiuso nel carcere Sant’Angelo a Valletta, il pittore riuscirà a evadere in un modo rocambolesco e a dirigersi verso Siracusa, finendo espulso dall’Ordine dei Cavalieri con la definizione di “membro fetido e putrido”.
Altro capitolo dello sguardo di Andrea Camilleri rivolto verso Malta arriva con la ripresa in chiave letteraria della vicenda del fracappellano maltese e falsario (in termini sempre letterari) don Giuseppe Vella nel romanzo breve “Croniche di uno scrittore maltese”. Prendendo le mosse dal romanzo di Leonardo Sciascia “Il consiglio d’Egitto”, Camilleri si ricollega all’abate Vella, che dopo essersi trasferito a Palermo aveva fatto arrivare da Malta, in suo aiuto, un monaco di nome Giuseppe Cammilleri, detto anche Camilleri. Per Andrea è l’occasione, giocando sul cognome, di rivisitare la storia di Sciascia diventando egli stesso l’aiutante “falsario”, inventando comprovate origini maltesi e immergendosi nel laboratorio in cui Vella produceva le sue opere non autentiche. Ecco allora, nel suo splendore, un Camilleri che gioca con la storia, le storie e le parole grazie alla sua straordinaria abilità di scrittore apocrifo.
Un po’ di Malta, quindi, si trova anche nella fantasia e nella creatività senza confini di Andrea Camilleri, che oggi lascia il vuoto della sua presenza e della sua saggezza. Ma che lascia anche la pienezza del suo spirito, reso tangibile e immortale attraverso le sue opere.