Sebbene lo sviluppo abbia portato al benessere economico possiamo oggi vedere come, non correttamente gestito, stia provocando conseguenze pesanti in termini ambientali diretti e indiretti sulla salute e sull’ambiente.
Si fa presto a dire aria, conosciamo veramente tutta la sua importanza e come influisce sulla salute? È sufficiente vedere un cielo azzurro e sentire la brezza sul viso per sentirci rincuorati?
I fatti sembrano smentirlo, infatti a seguito della sempre più pressante situazione dovuta al cambiamento climatico, l’Unione Europea ha indicato il percorso da seguire per regolamentare questo aspetto in modo omogeneo da parte di tutti i 28 paesi ma sino al giugno dello scorso anno erano ben 15, compresa Malta, quelli che non avevano ancora rispettato queste indicazioni formulando i Programmi nazionali per il controllo dell’inquinamento atmosferico redatti poi in fretta dopo la minaccia dell’avvio di una procedura di infrazione.
Tutto fa pensare che questa diffusa riluttanza sia dovuta agli standard decisamente più stringenti che la Direttiva fissa per cinque inquinanti atmosferici: ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (NMVOC), biossido di zolfo (SO2), ammoniaca (NH3) e per il particolato, le cosiddette polveri sottili (PM10-PM2.5).
La presenza di queste sostanze che influiscono sulla crescita dei cosiddetti gas climalteranti non è mai buon segno e anche i cittadini maltesi attraverso un sondaggio volontario regolarmente monitorato valutano questa condizione con alti livelli di insoddisfazione che raggiunge il 67% sull’inquinamento dell’aria e l’80% sulla presenza di aree verdi e parchi urbani.
Per contro, la soddisfazione per la qualità dell’aria viene valutata positivamente solo dal 33%, e appena il 20% valuta positivamente la qualità del verde urbano.
Questi inquinanti provengono da attività antropiche (cioè degli uomini) e sono tutti potenzialmente pericolosi sia per la salute umana, che animale, che ambientale, a partire dagli ossidi di azoto provenienti da combustioni ad alta temperatura cioè principalmente impianti industriali e motori di mezzi di locomozione, soprattutto quando procedono per zone di traffico congestionato e di strade strette, ma provengono anche dai motori diesel di navi e traghetti.
Queste sostanze provocano irritazione all’apparato respiratorio, come anche il PM10 e il PM2,5, l’alterazione delle funzioni polmonari fino a patologie gravi, causano piogge acide che si infiltrano poi nel terreno e in falda oltre che in mare e nelle acque dolci di superficie, possiamo immaginare quindi quali effetti nel lungo periodo possono provocare soprattutto su persone dalla salute fragile e sui bambini in particolare in area urbana.
Il pericolo infatti proviene dall’eccessiva sottovalutazione degli effetti di questo tipo di inquinamento atmosferico perché poco conosciuto e invisibile, non immediatamente riconoscibile anche se emesso in grandi quantità, ma che tuttavia può essere mitigato in tempi rapidi lavorando su più fronti.
Il primo fronte è costituito dalla riduzione quantitativa attraverso il miglioramento tecnologico degli impianti che li emettono e il secondo, forse ancora più importante, consiste nell’utilizzo in termini più moderni di quegli elementi ambientali naturali che possono scomporli in sostanze non più pericolose o talvolta persino favorevoli alla salubrità e alla vita sul pianeta come, per esempio, in ossigeno.
Occorre imparare ancora qualcosa da Madre Natura.