Il 7 giugno, segnato in rosso nel calendario maltese, è la data in cui a Malta si ricordano le rivolte del Sette Giugno 1919.
È un giorno indelebile nella memoria della storia maltese perché rappresenta una pietra miliare nella lunga strada verso l’indipendenza di Malta, ottenuta poi nel 1964.
Ma facciamo un passo indietro nel tempo: il 1919 era un periodo in cui l’economia di Malta era dominata dal suo status di avamposto militare britannico. Il prezzo del grano era aumentato drasticamente e di conseguenza il prezzo del pane. Ciò era in gran parte dovuto al fatto che i mercanti maltesi erano sobbarcati dai costi di assicurazione del loro carico soprattutto a causa della minaccia di commerciare nel Mediterraneo. La situazione era diventata insostenibile al punto che, i maltesi tutti, si unirono per combattere la conseguente scarsità di cibo che li stava riducendo letteralmente alla fame.
Implorare il governo britannico dell’epoca a concedere un sussidio, fu un’azione del tutto inutile. Così, sottovalutata dalle autorità, il 7 giugno del 1919 una folla di maltesi disperati e arrabbiati convergeva su Valletta, attaccando e devastando edifici quali gli uffici meteorologici, ospitati in una torretta della Royal Air Force, gli uffici del Daily Malta Chronicle, storico giornale dell’epoca e tra gli altri, alcune delle case dei presunti sostenitori del governo imperiale.
Diversi soldati, guidati dal tenente Shields, cercando di arginare questa folla di migliaia di insorti, aprirono il fuoco in diverse parti della capitale, dove erano presenti i principali focolai di rivolta. Le vittime dell’insurrezione furono quattro: la prima, Manwel Attard, cadde davanti alla casa dei Cassar Torregiani, una delle più potenti famiglie dell’epoca. Guzè Bajjada fu il secondo uomo a perdere la vita, colpito vicino a Strada Teatro: la leggenda racconta che esalò l’ultimo respiro sopra la bandiera maltese che stava trasportando. Lorenzo Dyer, la terza vittima, fu raggiunto da un proiettile mentre cercava di scappare. La quarta vittima, che per dovere di cronaca venne colpita il giorno dopo, e morì il 16 giugno, fu colpito allo stomaco con una baionetta nei pressi del palazzo del Colonnello Francia, che possedeva, non a caso, anche una macchina per la produzione di farina.
I morti, i feriti, il sangue versato per una giusta causa, hanno portato ad una maggiore resistenza e sostegno per i partiti filo-italiani che avevano sfidato la presenza britannica sull’isola, da qui il nome della ricorrenza, appunto in italiano.
Il motivo per cui questo giorno merita di essere ricordato ogni anno lo si ritrova nei valori che ispirarono i maltesi a combattere per i loro diritti contro l’oppressione coloniale: la ricerca dell’autodeterminazione e il diritto di condurre un’esistenza dignitosa. La rilevanza degli eventi del Sette Giugno, affermano i maltesi, risiede oggi nel fatto che è stata una delle occasioni in cui i maltesi hanno dimostrato di essere sempre pronti a dimenticare le loro differenze politiche e unirsi quando l’interesse nazionale lo richiede.