Il Governo maltese sarebbe pronto a nuovi sforzi per esplorare le acque territoriali alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas.
Un indizio importante in questo senso arriva dal recente avviso pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dove si segnala che un’area di 6.000 chilometri quadrati a nord di Malta è disponibile per una licenza di esplorazione e produzione.
Se l’impegno venisse confermato, a occuparsi delle operazioni in mare sarebbe l’ex presidente di Air Malta, Maria Micallef, nominata lo scorso luglio dall’esecutivo Muscat a capo della National Oil Corporation.
A lei spetterebbe dare la svolta a una storia di ricerche che finora è stata deludente.
Negli ultimi 60 anni gli sforzi esplorativi per la scoperta di giacimenti di petrolio si sono infatti concentrati sia in mare aperto, a nord e a sud dell’arcipelago, sia in terraferma, a Malta e Gozo.
Tredici pozzi sono stati fino ad oggi perforati, ma nessun risultato è stato raggiunto, fino a quando l’interesse per le esplorazioni è andato diminuendo per il calo dei prezzi del petrolio.
Gli stessi sforzi esplorativi da parte dei governi maltesi hanno anche causato alcune tensioni con paesi considerati “amici”.
L’incidente diplomatico più significativo si è verificato negli anni ’80, quando la Libia di Gheddafi inviò una cannoniera per fermare una piattaforma petrolifera italiana che operava su licenza maltese in una zona di mare considerata propria.
La definizione dei confini a livello continentale ha portato a tensioni anche con l’Italia, salvo un accordo informale raggiunto nel 2015 che ha ridefinito le aree e gli interventi di esplorazione petrolifera in un vasto territorio off-shore tra il sud-est della Sicilia e Malta, dove i due paesi rischiano sovrapposizioni negli interventi di ricerca e perforazione.