Il calcio, certe volte, è in grado di tracciare incredibili traiettorie che segnano in maniera indelebile la vita delle persone: è questo il caso di Dodô, nato a Capo Verde nel 1990 e passato nel giro di pochi anni dal vivere a Napoli senza documenti e lavorando come idraulico al realizzare il sogno di diventare un calciatore professionista in Europa.
In questa stagione del campionato di BOV Premier League c’è stato un giocatore, finora, in grado di spostare gli equilibri più di chiunque altro…per capirci, numeri alla mano, ha partecipato in modo decisivo al 64% dei gol segnati dalla sua squadra, avendo realizzato 11 reti e avendo sfornato addirittura 20 assist (di cui almeno uno nelle ultime 13 partite di campionato, striscia ancora aperta). Lui è Ailton Jorge dos Santos Soares, meglio conosciuto semplicemente come Dodô, ala dello spumeggiante Hamrun Spartans capolista che ci ha regalato la possibilità di scoprire le straordinarie avventure della sua vita che l’hanno portato dove è oggi.
Ecco la sua intervista esclusiva per il Corriere di Malta.
Ciao Dodô, innanzitutto grazie mille per averci concesso questa intervista. Proviamo a ripercorrere la tua storia dal principio: quando hai iniziato a giocare a calcio? Quali erano i tuoi sogni?
Ho iniziato a giocare in una scuola calcio del mio Paese, Capo Verde, quando ero bambino. Inizialmente giocavo come terzino e ho disputato parecchi campionati giovanili con il Batuque F.C., club con il quale sono riuscito ad esordire in prima squadra, giocando 5 partite.
A Capo Verde, però, non si può vivere di calcio neanche giocando ai massimi livelli e il mio sogno era quello di arrivare in Europa per diventare un calciatore professionista.
Sei arrivato giovanissimo in Europa. Com’è nata questa possibilità e come mai, una volta in Europa, hai deciso di stabilirti in Italia?
Ci sono alcuni procuratori che provano a dare ai calciatori capoverdiani la possibilità di giocare in Europa, facendoli osservare ai club durante dei tornei giovanili, che ho avuto modo di disputare in Portogallo e in Francia.
Una volta terminato il torneo in Francia sarei dovuto tornare a casa, ma non avevo intenzione di farlo: per questo motivo sono scappato a Napoli, dove vivevano alcuni parenti. I miei documenti, però, erano validi solo per pochi mesi e, una volta scaduti, ho deciso di rimanere comunque a vivere in Italia.
Non avendo i documenti validi non solo non potevi tentare la scalata al professionismo, ma non potevi neanche disputare i campionati dilettantistici italiani organizzati dalla FIGC. Cosa hai fatto durante quel periodo della tua vita?
Sono stati anni nei quali ho dovuto lavorare duro e fare parecchi sacrifici. Nel 2010, a vent’anni, ho iniziato a giocare in due squadre amatoriali: una squadra di avvocati che disputava il campionato Intersociale e una squadra di ragazzi capoverdiani che disputava il campionato AICS.
Successivamente sono passato all’Afro Napoli, squadra multietnica che è diventata per me una famiglia. Qui il presidente, Antonio Gargiulo, mi riconosceva un piccolo compenso per ogni gol realizzato e nel frattempo lavoravo come idraulico con un altro signore di nome Antonio, che considero una figura paterna.
Quando sei riuscito ad ottenere i documenti? Come sono cambiate la tua vita e la tua carriera da quel momento?
Nel 2014, finalmente, ho ottenuto i documenti, diventando così un immigrato regolare e questo mi ha permesso di giocare nei campionati FIGC. Ho ricevuto subito la chiamata dell’Isola di Procida, società che giocava nel campionato di Eccellenza, dove sono rimasto per due stagioni realizzando 24 gol.
Dopo i due anni sull’isola, nel 2016, è arrivata nuovamente la chiamata dell’Afro Napoli (club ora denominato Napoli United, ndr) e, quando la tua famiglia chiama, tu non puoi dire di no. Sono dunque sceso in Promozione, vincendo il campionato al primo tentativo e disputando poi due ottime stagioni in Eccellenza.
Hai abbracciato Napoli da ragazzo e sei ripartito da uomo, dopo averci trascorso 9 anni della tua vita. Che legame hai con la città?
I napoletani sono persone di cuore, mi sono trovato bene fin da subito, anche quando ancora non parlavo italiano la gente faceva di tutto per aiutarmi. Napoli, in un certo senso, è come Capo Verde: c’è il mare, c’è il sole e la gente è accogliente.
Passiamo ora al capitolo maltese della tua vita. Perché hai scelto il campionato di BOV Premier League? Come ti trovi sull’isola?
Nell’estate del 2019 ho ricevuto la proposta dell’Hamrun Spartans e l’ho accettata subito in quanto mi avrebbe permesso di realizzare il mio sogno di diventare un calciatore professionista. La possibilità di giocare nella massima divisione calcistica di un Paese europeo, inoltre, è stata per me un’ulteriore motivazione per accettare l’offerta.
Io amo le isole: sono isolano e, prima di vivere a Malta, sono stato a Procida. Mi trovo molto bene con i maltesi, mi sento come se fossi a casa.
Dopo la stagione scorsa, terminata anzitempo a causa del Covid-19, l’Hamrun ha cambiato volto e sta ottenendo dei risultati strepitosi, ai quali stai contribuendo in modo notevole. Ci racconti, dal tuo punto di vista, la vostra stagione finora travolgente?
In estate ho ricevuto alcune offerte da altri club ma il sig. Portelli, nuovo presidente della società, mi ha fatto una proposta strepitosa e io sono rimasto volentieri all’Hamrun.
Il presidente ci ha dato serenità ed è una persona molto ambiziosa: ha costruito una squadra competitiva e, nonostante ci fossero tanti giocatori nuovi, siamo riusciti a creare subito un bel gruppo. Non ci nascondiamo, il nostro obiettivo è quello di vincere il campionato per poi fare bene in Champions League.
Io qui sono felice e riesco a esprimere il mio calcio in un gruppo del quale mi sento uno dei leader. Inoltre mi piace tantissimo fare assist e ora ho un attaccante di altissimo livello a cui poterli fare: Doumbia. Seydou è diventato da subito una presenza importante nello spogliatoio, ci ha permesso di alzare ulteriormente il livello della nostra squadra e tutti noi vogliamo sfruttare la possibilità di migliorare giocando con lui.