Il destino si è accanito contro la sua famiglia, ma la solidarietà concreta che ha ricevuto ha alleviato il suo dolore.
Prima che esplodesse la pandemia, il brasiliano Patrick Maia, che oggi ha 32 anni, era un calciatore del Marsa FC: un uomo appagato, amato dalla moglie e dai tre figli. Poi il COVID-19 ha stravolto tutto: il blocco dei campionati ha costretto il suo club a licenziarlo e Patrick all’improvviso si è trovato senza un reddito e con delle spese da affrontare per mantenere il suo nucleo familiare.
Ma alla perdita del lavoro si è aggiunto un problema molto ma molto più serio: al figlio Luca, che ha un 1 anno e 9 mesi, è stato diagnosticato un cancro che colpisce i bambini e nella metà dei casi diventa un nemico invincibile.
Come se non bastasse, Luca s’è ammalato di COVID-19. Maia – che ha giocato anche nell’Hamrun Spartans e nel Santa Lucia – si è trovato in una condizione economica complicatissima; anche perché l’integrazione salariale garantita dal governo non è sufficiente ad andare avanti.
Fortunatamente è sceso in campo, è il caso di dirlo, il cuore dei maltesi. Gli amici, guidati dal collega calciatore Romeu Romao, hanno avviato una raccolta fondi per sostenere le spese che Patrick Maia deve affrontare in questo periodo così sfortunato. Sono stati in tanti a offrire somme di denaro per aiutare il piccolo Luca, i suoi genitori e i sui fratellini. In tutto sono stati raccolti quasi 14 mila euro.
Sul suo profilo Facebook, il calciatore ha commentato così l’ondata di solidarietà: «Grazie mille per questo incredibile supporto. Abbiamo ricevuto tanti messaggi, donazioni, cibo, ma la cosa più importante sono le preghiere che gli state offrendo. Continuate a pregare per dare tanto amore e tanta forza al mio piccolo guerriero. Con la fede in Dio e tutti noi uniti ce la possiamo fare. Forza Luca!».
Oltre che sulla generosità dei maltesi, il calciatore brasiliano ha potuto contare sull’appoggio del suo club: il Marsa FC – calciatori, tecnici e dirigenti – hanno anche contribuito a sostenere le sue spese di alloggio e a pagare l’assicurazione sanitaria, in maniera che le cure del bambino, sottoposto alla chemioterapia, siano coperte.