Devis Mangia, ct di Malta, ha parlato del suo lavoro a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio con Niccolò Ceccarini e Raimondo De Magistris:
Ci racconta il suo lavoro.
«Oltre che allenatore della nazionale A sono direttore tecnico di Malta, a me fanno capo anche le selezioni giovanili e i settori dell’area tecnica. Il mio lavoro è anche coordinare, la mia fortuna è avere dei grandi collaboratori».
Il Frosinone cerca Satariano.
«Conosco da tanti anni il loro direttore, hanno seguito il ragazzo e fatto le loro valutazioni. La prima cosa che ho fatto qui, trovando un’età media molto alta, è stata di ringiovanire un po’ il gruppo. Non volevo arrivare al punto di far giocare giocatori di 27-28 anni con 4-5 presenze alle spalle ma puntare sui 2001, per dire».
A che livello è il calcio maltese?
«Abbiamo bisogno di mandare i nostri ragazzi all’estero, a giocare campionati differenti ed uscire un po’ dalla comfort zone. A Malta oggettivamente si vive bene ma gli serve confrontarsi con realtà diverse che gli permettano di migliorarsi. Quando sono arrivato mi hanno sottoposto dei ragazzi validi che avrebbero potuto essere naturalizzati e allora ho detto di fare il possibile. Ci sono le carte, sì, ma serve andare in profondità sulla persona e capire se c’è volontà e orgoglio di giocare per una nazionale o no. Se manca, dico sempre al presidente federale di fermarsi subito».
Mbong e Shaw che profili sono?
«Non amo parlare dei singoli ma Joseph (Mbong, ndr) ha ottime qualità e Kurt (Shaw, ndr) è un ’99 che ha fatto passi importanti visto che già di fatto è titolare della nazionale A da parecchio tempo».
A che posto delle esperienze nella sua carriera la mette questa da ct di Malta?
«Mi piace molto. Perdi qualcosa sul campo, ma c’è del lavoro d’ufficio visto che coordini aree e dipartimenti. A Malta però c’è la fortuna che le nazionali giovanili vengono tre volte a settimana ad allenarsi con noi. Così possiamo allenarli diversamente a seconda di carenze e bisogni di rinforzarsi».
Sorpreso dall’eliminazione della Francia all’Europeo?
«Questo Europeo è particolare, con molte variabili. Guardate la Danimarca! Due partite e sembrava già fuori. In sfide ad eliminazione diretta basta sbagliare mezz’ora e vai a casa. Sorpreso sono, ma è così».