Per Roma, e per tutti i cattolici, il 2025 è in primo luogo l’anno del Giubileo, anno di grazia del Signore, il terzo del terzo millennio della Chiesa, anche detto “Giubileo della Speranza”, indetto da Papa Francesco con la Bolla pontificia “Spes non confundit” resa pubblica durante la festa liturgica dell’Ascensione di Gesù, il 9 maggio 2024, durante la solenne celebrazione dei secondi vespri nella Basilica di San Pietro.
È il secondo Giubileo di Francesco, dopo quello “straordinario” del 2015 da lui stesso indetto con la Bolla “Misericordiae Voltus” per celebrare il 50° anniversario della fine del Concilio Vaticano II e dedicato alla misericordia.
Un rito millenario simbolo di riconciliazione e rinnovamento spirituale che segna l’inizio di un anno dedicato al perdono e alla misericordia divina, durante il quale sono concesse indulgenze ai fedeli che compiono particolari disposizioni religiose stabilite dalla Santa Sede. Praticamente un anno destinato a promuovere la santità di vita.
Ma cos’è esattamente il Giubileo, detto anche Anno Santo?
Giubileo deriva dal termine latino jubilum (grida di gioia) ma anche dalla parola ebraica Yobel che significa “corno”, usato come tromba, con cui si partecipava alla comunità una festa o un periodo di esultanza. In memoria dell’anno del giubileo o giubilare degli Ebrei, ricorrente di cinquanta in cinquanta (sette settimane di anni sabbatici) e durante il quale, secondo la tradizione biblica, non si coltivava la terra perché riposasse, venivano restituiti senza indennizzo i terreni alienati ai primitivi possessori e si dava la libertà agli schiavi di origine ebraica.
Nella Chiesa cattolica, annata sabatica di indulgenza, largita a tutti quei fedeli che l’avessero invocata con fede, sottostando nondimeno per meritarla a talune indispensabili condizioni.
Del Giubileo si parla già nei più antichi libri della Bibbia, e precisamente nel Levitico, ove si dispone: “(Il Signore parlò a Mosé sul Monte Sinai dicendo).. santificherai l’anno cinquantesimo e annunzierai la remissione a tutti gli abitanti del tuo paese poiché è giubileo. Ciascuno ritornerà nella sua possessione, e ciascuno ritornerà, alla sua famiglia poiché è il giubileo e l’anno cinquantesimo. Non seminerete e non mieterete quello che sarà nato da sé stesso nel campo, e non coglierete le primizie della vendemmia, a causa della santificazione del giubileo, ma voi mangerete quello che vi si presenterà davanti. Nell’anno del giubileo ciascuno ritornerà nelle sue possessioni”. (Levitico, cap. XXV, 10 segg.).
Ufficialmente istituito da Bonifacio VIII nel 1300 a intervalli di cent’anni (quolibet centesimo secuturo), constava di due elementi costitutivi essenziali: la visita a Roma e la ricorrenza centenaria. Successivamente, la cadenza centenaria, venne modificata sin dall’inizio riducendo il periodo d’intervallo a cinquanta da Clemente VI, poi a trenta da Urbano VI e definitivamente a venticinque da Paolo II.
Non vennero celebrati quello del 1800 a causa dell’occupazione napoleonica, quello del 1850 in conseguenza all’istituzione della Repubblica romana e l’esilio del Papa e quello del 1875 in quanto Roma era entrata a far parte del Regno d’Italia e Pio IX si recluse in Vaticano. Un fatto è comunque acclarato: l’odierno Giubileo è cosa ben diversa da quello sorto con impeto irrefrenabile di Bonifacio VIII all’alba del 1300.
Il Giubileo può essere indetto, per particolari motivi, anche entro un termine inferiore ai venticinque anni (per esempio quello del 1933, istituito da Pio XI con la Bolla Quod Nuper, nella ricorrenza dei 1900 anni dalla morte di Gesù, un evento celebrato con particolare grandiosità che riversò a Roma oltre 2 milioni di pellegrini). Questo tipo di Giubileo viene definito “straordinario”, in quanto è indetto per celebrare un evento di particolare importanza.
I Giubilei, in definitiva, non riguardano soltanto la vita della Chiesa cattolica e non si limitano soltanto ad un mero fatto strettamente legato alla religiosità, bensì rispecchiano anche un fenomeno che coinvolge molteplici aspetti della vita sociale e civile ripetuto per secoli e secoli e sempre differente.
(photo credits: Valentina Romeo)
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