Il ricordo personale dell’autore che, sulla scia dei recenti Giochi olimpici e paralimpici di Parigi 2024, rende omaggio alla memoria di San Giovanni Paolo II, il Papa che fu soprannominato “l’Atleta di Dio”.
Lo chiamarono l’Atleta di Dio, e atleta Giovanni Paolo II, oggi Santo, lo fu davvero. Per Lui lo sport era una grande metafora della vita e ha rappresentato una dimensione molto importante nella Sua vita. Fu l’unico Papa ad assistere allo stadio ad una partita di calcio.
San Giovanni Paolo II, il nostro Papa sportivo che amava tanto lo sport e che lo ha praticato, ci ha lasciato quel 2 aprile del 2005, ed anche il mondo dello sport, in segno di devozione e rispetto, si era fermato.
Papa Giovanni Paolo II non c’è più. Ancora non mi sembra possibile. Ancora oggi non lo realizzo. Ci rimane il suo entusiasmante invito: «fate sport, fate sport e parlate di sport!». Ancora oggi si parla tanto di Lui. Io vorrei ricordarlo insieme a tutti voi come il Papa dei giovani e il Papa sportivo. Quindi il nostro Papa.
Una volta rivolgendosi agli atleti di tutti gli sport ha detto: «Vi ringrazio vivamente cari atleti, che fate dello sport una ragione di stile di vita, nonché un legittimo motivo di prestigio e di onorevoli affermazioni. In pari tempo, vorrei esortarvi a far sì che codeste competizioni sportive siano contraddistinte non solo dalle virtù della lealtà e della probità, ma anche da un impegno costante per le conquiste più vere e durature, per le vittorie dello spirito, il quale deve avere sempre il primato nella scala dei valori umani, siano essi agonistici, siano sociali e civili».
Lo vedo in alcune sue foto ingiallite con gli sci ai piedi, sulle montagne innevate, in canoa, a piedi fra i boschi, in azione con una palla, che si cimenta in una partita a bocce. È stato anche un agile portiere di calcio e un nuotatore. Pensate che nuotava e sciava anche quando era già Papa. Un Papa che con tanta facilità ha saputo rendere ordinario quello che era straordinario, presentandosi in tutta la sua umanità e semplicità, specialmente con i giovani.
Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato a diffondere attraverso lo sport un più autentico spirito di fraternità e di pace. Una pratica, quella sportiva, che il Papa ci dice che è una corsa in cui non uno soltanto, ma tutti possono essere vincitori.
Nell’omelia che San Giovanni Paolo II pronunciò quella domenica del 29 ottobre 2000 allo Stadio Olimpico per il Giubileo degli sportivi, Egli disse: «Grande importanza assume oggi la pratica sportiva, perché può favorire l’affermarsi nei giovani di valori importanti quali la lealtà, la perseveranza, l’amicizia, la condivisione, la solidarietà. E proprio tale motivo, in questi ultimi anni essa è andata sempre più sviluppandosi come uno dei fenomeni tipici della modernità, quasi un “segno dei tempi” capace di interpretare nuove esigenze e nuove attese dell’umanità. Lo sport si è diffuso in ogni angolo del mondo, superando diversità di culture e nazioni».
In questi giorni, assistendo alle Olimpiadi e Paralimpiadi alla TV, le immagini di tutti quegli atleti sorridenti e felici, mi hanno fatto tornare in mente Giovanni Paolo II e non ho potuto fare a meno di associare a lui quei visi ieratici.
L’ho ricordato contento e per niente imbarazzato quando, con il bastone che lo aiutava a camminare, non ha esitato a giocare di scherma con alcuni ragazzi. Pensate, riusciva a parlare a milioni di loro, giovani, ragazzi e ragazze, e a chieder loro cose che nessuno avrebbe potuto chiedere senza farsi fischiare.
Un altro bel brano dell’omelia per il Giubileo degli sportivi è questo: «Chi semina lacrime, mieterà con giubilo. Il Salmo ci ha ricordato che per riuscire nella vita bisogna perseverare nella fatica. Chi pratica lo sport questo lo sa bene: è solo a prezzo di faticosi allenamenti che si ottengono risultati significativi. Per questo lo sportivo è d’accordo con il Salmista quando afferma che la fatica spesa nella semina trova ricompensa nella gioia della mietitura».
Un altro bell’accostamento è quando il Santo Padre paragona Gesù ad un atleta, un paragone bellissimo e edificante secondo me, e poi detto dal Papa acquista un più alto valore. Sempre nella stessa omelia, San Karol Wojtyla dice: «È Lui, Gesù, il vero atleta di Dio; Cristo è l’uomo più forte, che per noi ha affrontato e sconfitto l’avversario, satana, con la potenza dello Spirito Santo, inaugurando il Regno di Dio. Egli ci insegna che per entrare nella gloria bisogna passare attraverso la passione e ci ha preceduto in questa via, perché ne seguiamo le orme».
Questo nostro caro Papa ci ha insegnato che se la pratica sportiva è svolta con un’amicizia senza frontiere, con armonia in nome dei valori comuni, è un elemento sicuro di pacificazione universale. Credo che noi tutti sportivi dobbiamo guardare a questo Papa come al grande vero “Campione”, come al modello verso il quale dobbiamo esprimere grande sensibilità perché ha insegnato a tutti gli atleti la capacità di diffondere il senso dell’uguaglianza e dell’amicizia e a rispettare i valori fondamentali della persona umana, che è poi il metro di ogni attività sportiva.
Allora lo sport, così, contribuisce a diffondere su tutti il più autentico spirito di fraternità e di pace.
Desidero concludere questo umile ma sentito ricordo di Sua Santità, Giovanni Paolo II, con le Sue bellissime e commoventi parole sempre tratte dall’omelia per il Giubileo degli sportivi e che è una raccomandazione a Gesù di tutti gli atleti: «Anche chi, come atleta, è nel pieno delle sue forze, riconosce che senza di Te, o Cristo, è interiormente come cieco, incapace cioè di conoscere la piena verità, di comprendere il senso profondo della vita, specialmente di fronte alle tenebre del male e della morte. Anche il più grande campione, davanti alle domande fondamentali dell’esistenza, si scopre indifeso ed ha bisogno della tua luce per vincere le sfide impegnative che un essere umano è chiamato ad affrontare. Signore Gesù Cristo, aiuta questi atleti ad essere i tuoi amici e testimoni del tuo amore. Aiutali a porre nell’ascesi personale lo stesso impegno che mettono nello sport; aiutali a realizzare un’armonica e coerente unità di corpo e di anima. Possano essere, per quanti li ammirano, validi modelli da imitare. Aiutali ad essere sempre atleti dello spirito, per ottenere il tuo inestimabile premio: una corona che non appassisce e che dura in eterno!».
Speriamo che il Suo messaggio rimanga scolpito nei nostri cuori per sempre. Grazie Santità.
(testo e foto: Vincenzo Palazzo Bloise)
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