Aiutare chi è in difficoltà. Un concetto tanto elementare quanto ignorato da tante, troppe persone. Tendenzialmente i meno fortunati, che nella società moderna si traducono nei “più poveri”, vengono emarginati, evitati dai propri simili che pur potendo dare un aiuto preferiscono girarsi dall’altra parte, proseguendo per la propria strada e contribuendo ad aumentare il divario sociale tra chi “ce l’ha fatta” e chi invece si trova a inseguire anche solo un pasto, o una doccia calda.
Non è il caso di Alessandro Roganti, giovane italiano residente a Malta che nei giorni scorsi è stato protagonista di un grande atto di bontà. Alessandro vive a Santa Venera. Durante una passeggiata a Triq il-Wied incrocia una persona che a bassa voce pronuncia una sola parola: «Mangiare».
Lo fa con lo sguardo basso, quasi con vergogna per trovarsi in quella situazione. Alessandro potrebbe tirare dritto come molti altri prima di lui, ma decide di essere diverso. Migliore dei molti che, passando di lì, hanno sistematicamente ignorato una persona in seria difficoltà. Inizia a parlare con lui, scopre che si chiama Giovanni e la triste storia che lo accompagna.
Giovanni ha 54 anni, è un carpentiere italiano che 6 anni fa ha deciso di trasferirsi a Malta per lavorare in una ditta edile italiana. Purtroppo il datore di lavoro non lo ha mai messo in regola, facendolo sempre lavorare in nero. Dopo quattro anni Giovanni decide di accettare l’offerta di lavoro di un’altra compagnia di costruzioni. Mai scelta fu così sbagliata: l’uomo lavora per soli due mesi, senza essere pagato e rimanendo senza lavoro.
Tra maggio e agosto dello scorso anno, Giovanni posta diversi annunci sul suo profilo Facebook e su un gruppo di italiani a Malta per cercare lavoro, purtroppo senza fortuna. Nel frattempo i soldi finiscono, e l’uomo non può più pagare l’affitto.
Ad agosto 2021 Giovanni è quindi costretto a lasciare casa, andando a vivere per strada. E’ l’inizio di un incubo: senza soldi senza un posto dove stare, gli viene anche rubato il cellulare, perdendo così ogni possibilità di rimanere in contatto con le persone e cercare lavoro. Dopo qualche giorno la polizia lo nota e gli trova un posto dove andare a dormire temporaneamente.
Al momento Giovanni condivide una camera con 8 persone in un dormitorio a Msida. Senza soldi, senza cellulare e non sapendo parlare inglese, l’uomo cade nello sconforto e smette di lottare. Da qualche mese passa le sue giornate seduto su un muretto sul ciglio della strada a Msida e ripete la parola “mangiare” a tutte le persone che passano, anche qui con poco successo: Giovanni è un lavoratore, non è abituato a chiedere l’elemosina.
Non solo: poco prima di trasferirsi a Malta, a Giovanni è stato riscontrato un problema cardiaco che non gli consentirebbe di fare lavori troppo faticosi. Un’indicazione che non è mai stata seguita dall’uomo, ma che col passare del tempo diventa sempre più difficile da ignorare.
Dopo aver ascoltato la sua storia, Alessandro decide di mettersi in gioco, di mettere pubblicamente la faccia per aiutare quell’uomo al quale la vita ha voltato le spalle. Inizia quindi una raccolta fondi per comprare a Giovanni beni di prima necessità, come spiega lui stesso: «La mia intenzione era raccogliere 1.000 euro per comprargli le cose di cui ha bisogno, tra cui anche un cellulare e una bicicletta. La bontà delle persone ha però superato le mie aspettative». Fino a giovedì scorso Alessandro è infatti riuscito a raccogliere 2.400 euro per Giovanni, che gli hanno consentito di comprare vestiti, saponi, profumi, deodoranti e altre cose di prima necessità. «L’ho portato anche da un barbiere italiano, che non ha voluto soldi per fare barba e capelli a Giovanni» racconta ancora Alessandro.
Come detto, attualmente Giovanni condivide un tetto con altre persone, grazie all’associazione maltese YMCA. Le buone notizie per lui però non finiscono qui. Grazie all’intraprendenza e alla bontà di Alessandro, Giovanni presto potrebbe avere un lavoro: «Sono stato contattato da un imprenditore italiano, che preferisce rimanere anonimo. A fine mese dovrebbe iniziare a lavorare in un ristorante di nuova apertura. Avrà anche una stanza a disposizione» continua Alessandro.
Al momento la raccolta fondi proposta da Alessandro non è ancora conclusa. Lo stesso giovane garantisce che eventuali soldi avanzati non andranno in cattive mani: «Quando Giovanni avrà un lavoro, i soldi della raccolta fondi che non avremo utilizzato andranno alle associazioni YMCA e FoodBank, che tanto si spendono per aiutare i più bisognosi».
La storia di Giovanni ha quindi un lieto fine. Ricominciare a vivere si può, grazie anche ad anime buone come quella di Alessandro, che ha deciso di essere diverso. Di essere umano.