Si è svolta presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Valletta la presentazione del libro “Non si può mai stare tranquilli” del celebre Maestro Pier Luigi Pizzi, regista, scenografo e costumista italiano tra i più apprezzati al mondo.
L’appuntamento è stato organizzato dall’Ambasciatore d’Italia a Malta, Fabrizio Romano, che ha moderato l’incontro a tu per tu con l’autore; un vero e proprio “viaggio iniziatico” (così ama definirlo lo stesso Pizzi), uno dei tanti intrapresi in una carriera lunga settant’anni che abbraccia non solo il mondo del teatro, ma in cui vi è racchiusa cultura, letteratura, storia, arte, spettacolo e, più in generale, vicende nazionali e internazionali che hanno caratterizzato tutto il Novecento.
Fil rouge del libro autobiografico è sicuramente quel sentimento di impazienza nato sin da bambino, quando frequentando gli spettacoli per i più piccoli organizzati alla Scala di Milano rimase impressionato dalle scenografie effimere messe in atto a teatro. «Da lì ho sentito l’urgenza di far parte di quel mondo» confessa Pizzi, «Ho capito che avrei potuto evadere dal quotidiano per vivere nell’atmosfera del sogno».
Una spinta interiore nata anche dall’esigenza di colmare quel senso di solitudine maturato quando a quarant’anni scoprì per puro caso di essere stato concepito insieme a un fratello gemello che non venne mai alla luce. Un trauma che lo segnò profondamente, ma dal quale ne scaturì un’energia ancora più forte che lo aiutò ad accumulare esperienze, lavoro, incontri, emozioni, umanità.
A proposito di emozioni, nel libro è racchiusa anche la curiosità. Un fiume di curiosità. Un istinto che l’ha spinto a varcare i limiti sconfinando oltre il “mestiere del teatro” per praticare l’arte nella sua interezza. «Il teatro – confessa – è ciò che ha dato senso alla mia vita» e, il significato della felicità «è quando realizzo i progetti di cui mi occupo». Così, Pizzi, ha intrapreso il suo “viaggio iniziatico” da Milano che l’ha catapultato nei teatri di tutto il mondo fino in America, e poi Parigi, dove ha vissuto diversi anni prima di stabilirsi a Venezia che, «per un uomo che ha trascorso tutta la vita a ricercare la bellezza, è l’apoteosi».
Tutto questo senza mai seguire le orme di un “mito” dal quale trarre ispirazione come spesso accade per molti artisti. Pizzi, l’arte, l’ha creata sempre da sé senza alcun punto di riferimento se non il suo stesso genio, tanto che a vent’anni firmò il suo primo spettacolo da professionista, dopo la solida formazione in architettura, fondamentale per portare in scena l’effimero a lui tanto caro, prima come scenografo e poi come regista. Certo, ad influire non sono mancate le contaminazioni del secondo dopoguerra lasciate da Visconti a Roma e Strehler a Milano, così come le indagini compiute per ogni progetto teatrale portato in scena, gli studi sui metodi di lavoro utilizzati da altri scenografi, «ma poi – afferma – ho sempre rifatto tutto a modo mio».
L’esperienza in campo internazionale lo ha portato anche a misurarsi con realtà diverse da quelle italiane, spesso tradotte nei limiti imposti dalle regole di organizzazione dei teatri che frenano la fantasia se non condivise, soprattutto quando sorge la necessità di cambiare percorsi a seconda dei luoghi in cui ci si trova. «Non faccio il teatro tanto per farlo – commenta il Maestro – porto enorme rispetto per le opere che affronto».
L’idea del libro è nata per caso al museo della Scala quando c’era l’esposizione di Rossini, «per me fonte di grandi godimenti per via delle sue opere che ho fatto mie». E mentre Pizzi organizzava mostre riscuotendo successi, nel frattempo il giornalista Mattia Palma raccoglieva i suoi racconti fino alla proposta dell’autobiografia. Perché, spiega il Maestro, «bisogna fare le cose con serietà, ma divertendosi, senza prendersi troppo sul serio».
L’opera nacque originariamente con il titolo “L’ho sempre saputo”, fino ad un’illuminazione notturna dello stesso autore che propose l’attuale “Non si può mai stare tranquilli”. Una soluzione scelta non solo perché predispone alla lettura generando curiosità, ma anche perché rispecchia in un certo senso ciò che accade nel quotidiano al regista di teatro, mentre assiste alle prove pensando che tutto andrà bene fino a quando accade l’improbabile, e viceversa. «Per questo, non si può mai stare tranquilli».
Amante della bellezza ad ogni costo, ma lontano da quei narcisismi che spesso stravolgono un’opera pensando di creare maggior interesse, Pier Luigi Pizzi pensa che per metterla in scena basti “solo” raccontarla, senza grandi eccessi, portando sempre rigoroso rispetto. Il tutto agevolato da un grande lavoro di squadra, poiché è solo tramite la condivisione e il senso di responsabilità che si raggiungono i livelli più alti. «Il nostro lavoro – afferma – ha senso se almeno una persona lascia il teatro esclamando “Ah, però!” e si porta a casa qualcosa».
E quando gli si chiede di indicare quale spettacolo tra i centinaia realizzati nel corso degli anni gli è rimasto maggiormente nel cuore, il Maestro è sicuro di non poter scegliere, perchè «non c’è mai una cosa che posso considerare un punto di arrivo» e, comunque, «sono tutti figli miei; tutti hanno avuto importanza, mi hanno dato qualcosa e sono speciali nel loro essere».
In giugno Pizzi compirà 94 anni, ma non dà segni di stanchezza, anzi. «Non ho intenzione di fermarmi – confessa al Corriere di Malta – se poi mi accorgo che non mi interessa più, che non mi da più emozione, mi stupirei, e forse in quel caso smetterei. Ma finchè ho voglia di fare mi diverto, e vado avanti».
Settant’anni di carriera da lasciare in eredità come prezioso dono a chi ha percorso, vissuto e condiviso questo lungo cammino nella storia del teatro con Pier Luigi Pizzi che non ha alcuna intenzione di guardare al passato perché ben consapevole di non lasciarsi alle spalle alcun rimpianto. D’altronde, afferma, «Non ho nostalgia, se non del futuro».
(photo credits: Terry Caselli Photography)
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