Vere Papa mortuus est (“Il Papa è veramente morto“) è la frase adoperata dal cardinale camerlengo di decretare la morte del Papa regnante e di conseguenza la dichiarazione della “Sede Apostolica Vacante”, che indica non solo un periodo di tempo ma anche una serie di avvenimenti, di riti e di atti che si susseguono in tale periodo: la morte del Pontefice (Esequie), le Congregazioni dei Cardinali (Universi Dominici Gregis), decisive per discutere e conoscersi di persona; il Conclave, un rito antichissimo dove storia, spiritualità e geopolitica si intrecciano nello scenario magnifico della Cappella Sistina e, infine, l’Elezione del Romano Pontefice.
I Cardinali elettori saranno 135 dei 252 viventi. La maggioranza di loro, ben 108, che godrà di questo diritto ad entrare in conclave per scegliere il nuovo Papa, è stata creata da José Maria Bergoglio, mentre i “sopravvissuti” ai precedenti pontificati sono 27, di cui solo 5 creati da Giovanni Paolo II e 22 da Benedetto XVI.
Sono in totale 59 i cardinali europei, di cui 19 italiani e uno maltese. 37 provenienti dalle Americhe, 20 sono asiatici, 16 africani e 3 dall’Oceania. Più della metà ha superato i 70 anni: il più giovane è l’ukraino Mykola Bychok, 44 anni. Il più anziano Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo Emerito di Madrid che compirà 80 anni il 16 maggio prossimo.
Nel periodo della Sede Vacante alcune figure particolari, oltre al Collegio Cardinalizio, acquistano rilievo ed assumono ruoli e atti da compiere regolati dalla tradizione codificata secondo le disposizioni prescritte ed emanate dai Romani Pontefici. Come il Cardinale Camerlengo, il Cardinale Decano, Il Segretario del Collegio di Cardinali, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.
Così, la macchina della Chiesa si mette in moto per stabilire il successore di Bergoglio e, inevitabilmente, si apre il “toto-nomi” che, ovviamente, è da prendere con beneficio di inventario e con dovuta cautela in virtù, soprattutto, del famoso e antico proverbio romano che recita: “Chi entra da Papa in Conclave, ne esce Cardinale”, il quale rimanda al fatto che non bisogna mai essere certi della vittoria fino a quando non si è ottenuta veramente.
Ma quali sono i nomi di questi possibili cardinali più “papabili”?
I nomi che circolano negli ambienti Vaticani sono parecchi: gli italiani Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede e Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.
Il conservatore Roberth Sarah, 79 anni, originario della Guinea, a capo dell’ufficio liturgico del Vaticano in pensione, che si è scontrato più volte con Bergoglio, secondo me è molto accreditato.
Anche se molto difficile ma non improbabile, mi sento di inserire in questo elenco il maltese Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, potrebbe essere un “outsider” che accontenterebbe tutti, in fondo anche Giovanni Paolo II e lo stesso Francesco lo erano.
Un altro outsider e conservatore possibile a sedere sul Trono di Pietro vedo il congolese Fridolin Ambongo Besungu, Frate minore cappuccino, Arcivescovo di Kinshasa e Presidente dei vescovi africani.
Il gesuita filippino Luis Antonio Tagle, diventato vescovo grazie alla nomina di Giovanni Paolo II e successivamente fatto Cardinale da Benedetto XVI, Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, nonostante la giovane età, è indicato da anni come uno dei principali favoriti per la successione di Bergoglio.
Un’altra figura stimata con molta esperienza nei temi della giustizia e dello sviluppo è Peter Turkson, ghanese, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Potrebbe essere la cosiddetta “sorpresa”, soprattutto perché era già stato tra i favoriti durante il Conclave che poi portò alla elezione di Bergoglio.
Che dire di Jean-Marc Aveline, franco/algerino, Vescovo di Marsiglia. È un progressista ed un europeista convinto e molto attento al dialogo con l’Islam e soprattutto alle questioni migratorie. Se dovesse venire eletto, sicuramente potrebbe continuare la linea di apertura della Chiesa portata avanti negli ultimi 12 anni.
Per concludere di questa personale lista di “toto-nomi”, mi sento di inserire un paio di anti-Trumpiani, come il canadese Blase Joseph Cupich, Arcivescovo di Chicago, che ha compiuto un grande lavoro di riabilitazione della chiesa locale dopo il grande scandalo legato agli abusi e Joseph William Tobin, Arcivescovo di Newark, che si è espresso più volte contro i piani di deportazione di massa della Casa Bianca. È, come Cupich, in constante difesa dei migranti.
Restando nell’attesa che il Conclave determinerà la nuova guida e la nuova visione spirituale e politica della Chiesa. Se sarà un Papa in continuità o meno con Francesco. Se sarà una guida pastorale, diplomatica, conservatrice o riformista. Per saperlo bisogna attendere la fumata bianca e l’annuncio dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro che viene fatto dal cardinale protodiacono: “Vobis gaudium magnum, habemus Papam”.
(immagine di repertorio)
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