Si attende solo l’ultimo via libera da Valletta, ma alla fine Lifeline dovrebbe approdare a Malta.
Si sta concludendo così quella che sembra essere soltanto la seconda puntata di una vicenda lunga e complessa. Tutto è cominciato con la nave Aquarius, accolta dalla Spagna nel porto di Valencia, dopo essere rimasta alcuni giorni in mezzo al Mediterraneo con 629 persone a bordo.
L’altolà del neo ministro italiano Matteo Salvini ha determinato un cambio di rotta delle navi in arrivo dalla Libia, e rispetto alla posizione del Governo italiano sull’accoglienza dei migranti, chiudendo i porti italiani alle Ong impegnate nei salvataggi in mare aperto e aprendo nuovi scenari, destinati a rimettere in discussione trattati e regolamenti a livello europeo, formalmente ancora vigenti ma nei fatti “svuotati” di ogni loro valore ed efficacia: perché nessuno è intervenuto dall’alto per imporne il rispetto o applicare sanzioni.
Alla debolezza di Bruxelles si sono così contrapposte con maggiore efficacia l’intransigenza di Salvini e quella, seppur meno urlata e aspra nei toni, del Governo maltese. Di fronte alla tensione tra questi due Paesi, “colpevoli” della loro posizione geografica, gli altri Paesi europei sono dovuti intervenire con prese di posizione e scambi di accuse, almeno per salvare la faccia dall’indifferenza.
A sbloccare la situazione è stata la Spagna, ma solo per Aquarius. Sul fronte dei rapporti europei la situazione è rimasta irrisolta, ed è apparso evidente che sarebbe bastata una seconda nave per far ripartire il muro contro muro. La nuova imbarcazione da respingersi a vicenda è stata, appunto, Lifeline, con 243 persone. La nuova via d’uscita dovrebbe essere l’entrata nel porto di Valletta, non per un’iniziativa volontaria e unilaterale del governo Muscat ma come risultato di una prima vera tregua tra i Paesi europei.
La novità, infatti, è che i vari capi di Stato nei giorni si sono riuniti ad un tavolo e hanno parlato a lungo. Di certo le trattative sono state e restano difficili, ma il fatto che i migranti in arrivo a Malta dovrebbero essere poi spartiti tra diversi Stati rappresenta il primo passo per trasformare la delicata vicenda dei migranti in una questione europea a pieno titolo, e non solo l’oggetto di una “guerra tra poveri europei”, ovvero quella che abbiamo assistito tra Italia e Malta. I nostri due amati Paesi, si spera, smetteranno di litigare e di respingersi a vicenda ogni responsabilità. Perchè la vera sfida da vincere, magari unendosi in una sola voce, è quella contro l’indifferenza altrui. E qualcosa forse ha iniziato a smuoversi.