Malta ha accolto il 31° Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), il primo nella storia a essere ospitato sull’isola, segnando un momento storico per il Paese. Ian Borg, vicepremier e ministro degli Esteri e del Turismo, nonché Presidente in carica dell’OSCE, ha aperto il vertice con un discorso che, senza mezzi termini, ha evidenziando le sfide e le opportunità che l’Organizzazione si trova ad affrontare in un periodo di crescenti tensioni geopolitiche.
Il ministro ha ricordato come Malta, nonostante la sua ridotta estensione territoriale, abbia sempre fatto da “ponte” nella scena internazionale, citando l’incontro storico tra Bush e Gorbaciov avvenuto 35 anni fa sulle coste maltesi. Oggi, ha sottolineato, il mondo affronta nuove “rivalità geopolitiche” e “minacce alla pace europea”, con la guerra in Ucraina al centro del dibattito globale e delle priorità dell’OSCE.
«Questa è la terza riunione da quando è iniziata la guerra della Russia contro l’Ucraina», ha dichiarato Borg. «Ci troviamo di fronte a una crisi sistemica che minaccia la sicurezza europea e globale. Ciò che facciamo oggi per la pace determinerà se vivremo in guerra domani».
Il ministro non ha nascosto le difficoltà che l’Organizzazione sta affrontando, tra cui l’assenza di una leadership stabile, un bilancio unificato bloccato dal 2021 e incertezze sulla futura presidenza. Queste problematiche, ha spiegato, riflettono una crisi più ampia del multilateralismo, in cui i principi fondamentali della cooperazione internazionale vengono messi in discussione.
Tuttavia, Borg ha elogiato il lavoro svolto dal team maltese, guidato dall’ambasciatrice Natasha Meli Daudey, che ha mantenuto viva l’operatività dell’OSCE durante il 2024. Sotto il motto “Rafforzare la resilienza, migliorare la sicurezza”, la presidenza maltese ha cercato di rilanciare i principi di sovranità, integrità territoriale e non uso della forza, ribadendo la condanna dell’aggressione russa in Ucraina.
Nel suo discorso di apertura dei lavori, il ministro ha ribadito l’appello alla Russia per il ritiro immediato delle truppe dall’Ucraina e per la cessazione delle ostilità, sottolineando la necessità di una pace “giusta e duratura” attraverso il dialogo. Ha inoltre chiesto il rilascio immediato di tre funzionari OSCE detenuti illegalmente.
Nonostante le sfide, Borg ha evidenziato il contributo essenziale dell’Organizzazione nel sostenere il popolo ucraino, attraverso strumenti di gestione dei conflitti e programmi di supporto. «L’OSCE deve rimanere determinata a facilitare un dialogo significativo e orientato ai risultati per costruire la pace per l’Ucraina».
Guardando al futuro dell’Organizzazione, Borg ha evidenziato tre questioni critiche da risolvere durante il vertice, ovvero la nomina del nuovo segretario generale e dei direttori delle istituzioni dell’OSCE, per i quali un accordo preliminare è già stato raggiunto, mentre restano in sospeso l’approvazione del bilancio unificato e il presidente che guiderà l’OSCE nel 2026 e 2027. A questo proposito, Borg ha espresso la propria gratitudine verso Cipro «per aver presentato ufficialmente la sua candidatura ad assumere questo ruolo nel 2027», aggiungendo che «dovremmo tutti sostenere e mostrare il dovuto riconoscimento a coloro che sono disposti a dare un contributo così importante a questa Organizzazione».
Il ministro ha invitato i 57 Stati partecipanti a compiere uno sforzo politico finale per raggiungere il consenso necessario, riconoscendo che «quanto è sul tavolo ha un alto significato politico» ma «Non possiamo più rinviare: abbiamo finito il tempo e la strada».
Concludendo, Borg ha richiamato il ruolo dell’OSCE come uno degli ultimi “ponti” rimasti in piedi un mondo sempre più diviso. «È nei momenti di crisi che dobbiamo mantenere aperti questi canali di comunicazione e collaborazione». Ha ribadito la fiducia nell’importanza del multilateralismo e nell’OSCE come pilastro della sicurezza e della pace internazionale, invitando tutti i partecipanti a trasformare le parole in azioni concrete.
Il vertice, che continuerà fino al 6 dicembre, rappresenta un momento decisivo per il futuro dell’Organizzazione e per la sua capacità di rispondere alle spinose sfide globali.
(photo credits: DOI)
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