È passato alla seconda fase dell’iter parlamentare il disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia Edward Zammit Lewis che mira all’introduzione del cyberbullismo e cyberstalking come reati punibili dal codice penale.
La proposta punterebbe a tutelare le persone che subiscono abusi sulle piattaforme digitali, punendo con la reclusione da uno a cinque anni o con una multa non superiore a 30.000 euro chi commette il reato, con pene ancora più aspre qualora ci siano di mezzo dei minorenni o persone vulnerabili.
Nell’era dei social media, questo genere di “attacchi” digitali, sembrano quasi all’ordine del giorno e, seppur celati dallo schermo di un computer o smartphone, le conseguenze che subiscono le vittime rimangono devastanti. «Il bullismo può causare danni alla salute fisica o mentale alle vittime, compreso l’autolesionismo» ha affermato in Parlamento il ministro della Giustizia.
Il fenomeno di cyberstalking può essere definito come uno stalking online, ovvero con l’intento di monitorare, tracciare, molestare, intimidire o perseguitare in maniera persistente una persona attraverso l’uso del web, e comprende anche i furti di identità, minacce e manomissione di dati.
Anche chi commette cyberbullismo si avvale della rete per mettere in atto azioni violente e intimidatorie su una vittima, che possono riguardare molestie verbali, persecuzioni ed intimidazioni via SMS, chat di messaggistica, telefonate, email e così via, con l’obiettivo di arrecare danno.
Il disegno di legge ha convinto anche l’opposizione che ha però suggerito l’approfondimento di alcuni aspetti. «Dovrebbe essere del tutto impedito a chi si nasconde dietro lo schermo di un telefonino di offendere le persone sotto falso nome» ha affermato il deputato David Agius, sottolineando la pericolosità del cyberbullismo nei confronti dei più piccoli, che crescono alla luce dello schermo degli smartphone e sui social media.