Era il 4 dicembre del 2022 quando il giovane JeanPaul Sofia, appena ventenne, perdeva la vita nel crollo di un cantiere a Kordin. Da sette mesi i genitori del ragazzo chiedono giustizia. Sette mesi in cui, con l’appoggio del Partito Nazionalista, hanno chiesto a gran voce e ripetutamente l’istituzione di un’inchiesta pubblica per far luce sui responsabili della morte del figlio, che non potranno mai più abbracciare per colpa di chissà chi.
Ma l’inchiesta pubblica continua a non essere la “soluzione ideale” per il governo, come emerso in occasione di un dibattito in Parlamento per discutere proprio la mozione presentata dal PN sulla vicenda. All’incontro erano presenti anche Isabelle Bonnici e John Sofia, genitori del povero JeanPaul.
La richiesta contenuta nella mozione era semplice: dare il via a un’inchiesta pubblica per valutare se le autorità e le istituzioni abbiano fatto tutto il possibile per proteggere la vita del giovane, e se sono state messe in atto misure per evitare la sua morte, e quali altri provvedimenti adottare per evitare altre tragedie simili. Non solo: il PN ha inoltre chiesto che le sedute della commissione venissero trasmesse in diretta streaming, in nome della trasparenza più totale. Una proposta etichettata dal Primo Ministro Robert Abela come un tentativo di “fare spettacolo”.
Di risposta, il capogruppo Andy Ellul ha fatto sapere di aver presentato un emendamento che sollecita – ancora una volta – ed invita Marseanne Farrugia (il magistrato che segue il caso), a concludere le indagini nel più breve tempo possibile.
Rivolgendosi alla Camera, il Primo Ministro ha fatto eco alle parole di Ellul, dicendosi insoddisfatto nel vedere che dopo sette mesi dalla tragedia non compaia ancora nessun nome nel registro degli indagati, ma che l’inchiesta magistrale rimane comunque la scelta più giusta per assicurare che sia fatta giustizia per la morte del giovane.
«Un’inchiesta pubblica potrebbe evitare che in futuro si verifichino tragedie simili» ha affermato con toni accesi il leader dell’opposizione Bernard Grech nel corso del suo intervento in Parlamento, sottolineando che se la stessa inchiesta pubblica fosse stata svolta sulla morte di Miriam Pace, JeanPaul Sofia sarebbe potuto essere ancora vivo. «Stiamo commettendo un errore che porterà ad altre morti. Votando contro l’inchiesta pubblica non si va contro il Partito Nazionalista, bensì contro la famiglia del ragazzo, e alla prossima vittima delle tragedie nei cantieri» ha aggiunto Grech.
Parole di fuoco sono uscite anche dalla bocca del deputato nazionalista Mark Anthony Sammut, in un vero e proprio attacco frontale a Robert Abela.
«Perché il Primo ministro si oppone all’apertura di un’inchiesta pubblica? A chiederla è la famiglia della vittima. Questo avrebbe senso solo se Robert Abela nascondesse qualcosa. Non c’è altra spiegazione. Chi sta proteggendo il Primo Ministro?» ha chiesto Sammut, che ha continuato il suo discorso ricordando alcuni dettagli sul luogo della tragedia: «Il terreno dove JeanPaul Sofia è morto era stato dato dal governo a Kurt Buhagiar e Matthew Schembri. Buhagiar è stato arrestato nel 2009 per traffico di esseri umani. Il Primo ministro è determinato a proteggere queste persone».
Infine, il ministro dell’Urbanistica ha ricordato che il governo è al lavoro per riformare il settore delle costruzioni, revisionando tra le altre cose il sistema relativo alle licenze per costruttori ed appaltatori.
L’emendamento proposto dal governo sulla inchiesta magistrale per la morte di JeanPaul dovrebbe invece essere votato nella seduta del Parlamento la prossima settimana.