Il verdetto pronunciato lunedì dalla Corte d’Appello ha scosso la politica maltese, annullando in definitiva l’accordo stilato tra governo e Steward Healthcare per l’assegnazione di tre ospedali pubblici al colosso statunitense operante nel settore sanitario, subentrato alla gestione affidata inizialmente alla Vitals Global Healthcare.
La sentenza ha sottolineato l’intento “fraudolento” da entrambi le parti, frutto di una «collusione tra l’azienda ed alti funzionari governativi o le sue agenzie, con l’obiettivo di redigere contratti non finalizzati a fornire servizi medici di qualità», mettendo sul banco degli imputati proprio l’operato del governo, reo di aver “nascosto” il reale obiettivo dell’accordo, ben lontano da quello di tutelare gli interessi dei cittadini, tenuto in piedi nel tempo grazie a diverse proroghe dal valore di centinaia di milioni di euro.
Sulla questione è entrato a gamba tesa il leader del Partito Nazionalista, Bernard Grech, che ha invitato il governo di Robert Abela ad «assumersi la piena responsabilità di questo scandalo finanziario, che ha sottratto oltre 400 milioni di euro dalle casse dello Stato», chiedendo inoltre la restituzione immediata della suddetta cifra ai cittadini maltesi e gozitani.
Grech ha sottolineato come, nonostante si sapesse fin da subito che Vitals non aveva alcuna esperienza nella gestione di strutture sanitarie, il governo ha continuato a difenderla e difendere poi anche Steward fino alla fine.
«A Robert Abela è caduta la maschera; da tempo cercava di scrollarsi di dosso le responsabilità, ma la Corte ha messo in chiaro che il governo continuava a spendere milioni di euro» ha dichiarato il leader dell’opposizione, aggiungendo che «mentre ai tempi di Joseph Muscat furono versati 130 milioni di euro, ai tempi di Robert Abela le cifre sono salite a 280 milioni».
Tutto questo, continua Grech nel comunicato condiviso con i media, «dimostra continua collusione, come confermato dalla Corte che ha anche evidenziato la frode compiuta con il denaro proveniente dalle tasche della gente».
Anche il deputato nazionalista Adrian Delia, colui che cinque anni fa intentò la causa contro l’accordo-truffa per la privatizzazione degli ospedali, ha affermato che si tratta di una «sentenza storica e senza precedenti», perché «mette in luce la complicità del governo e il tradimento del popolo maltese da parte del suo stesso governo, (..) che ha speso centinaia di milioni di euro consapevole di nascondere la verità».
Delia ha definito l’atteggiamento del governo «offensivo e immorale», perché quando è stato portato alla luce l’accordo-truffa, «invece di fare ciò che era opportuno, ha continuato a rinnovarlo erogando milioni di euro alle aziende che avrebbero dovuto migliorare il sistema sanitario locale».
Il deputato nazionalista Stephen Spiteri ha sottolineato i disagi che affliggono i maltesi e i gozitani che «a causa di quanto fatto dal governo negli ultimi anni, non possono godere di infrastrutture adeguate nel campo della sanità perché non riescono a tenere il passo con la crescente domanda».
Governo: «Continueremo a tutelare l’interesse nazionale, anche quello finanziario»
Nel frattempo, reagendo alla sentenza della Corte di Appello, il governo ha dichiarato di «non aver aspettato la decisione per riprendere il controllo e la gestione degli ospedali», ricordando di aver informato Steward già dal 21 marzo scorso in merito ad un «intervento controllato» conclusosi poi con la riappropriazione effettiva dei tre ospedali pubblici il 4 aprile scorso.
Sulle iniziative messe in atto da quella data, sempre il governo ha fatto presente di aver avviato un procedimento attraverso la Camera di Commercio Internazionale per «tutelare l’interesse nazionale sotto ogni aspetto, compreso quello finanziario», con la prima fase che si è conclusa positivamente in data 14 aprile.
«Così come il governo non ha aspettato questa sentenza per riprendere il controllo degli ospedali, continuerà ad attuare una forte visione politica nel settore sanitario che si concentri sui bisogni dei cittadini maltesi e gozitani» si legge in conclusione nel comunicato diffuso dal governo a margine della sentenza della Corte di Appello.