Sta facendo discutere il licenziamento di Mariella Dimech, presidente dell’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis (ARUC), istituito dal governo dieci mesi fa.
Secondo Times of Malta lo stesso governo, tramite il ministero degli Affari Interni ha infatti deciso che l’ARUC non ha più bisogno di Dimech, psicoterapeuta ed ex coordinatrice della Caritas per i programmi di disintossicazione dalle sostanze stupefacenti, nonostante l’importante obiettivo affidatole: coordinare una politica e un quadro normativo che regolamenti le associazioni senza scopo di lucro dedite alla coltivazione della cannabis. Il mandato del primo presidente dell’Autorità sarebbe dovuto durare 3 anni, nominato direttamente dall’allora ministro delle Riforme Owen Bonnici con un contratto da 82.000 euro l’anno.
Reagendo alla notizia, la stessa Dimech si sarebbe però lasciata andare ad alcune dichiarazioni che dipingono un quadro a suo avviso tutt’altro che edificante per la politica maltese, colpevole di non aver mai davvero supportato il suo lavoro: «Ero stata contattata personalmente dal Primo ministro Robert Abela per la mia esperienza nell’affrontare l’abuso e i danni causati dalla droga. Ma in 10 mesi ho sempre lavorato senza personale, senza budget e con una strategia politica e decisionale sulla quale non ero d’accordo».
L’ormai ex presidente dell’Ente governativo nutrirebbe però ancora speranze per il futuro, auspicando che qualsiasi prossima iniziativa politica possa garantire la precedenza agli interessi della comunità maltese, e non a quelli economici dei singoli.
L’ARUC era nata nel contesto delle nuove leggi emanate lo scorso anno da Malta, che permettono il possesso fino a 7 grammi di cannabis e la coltivazione di un massimo di 4 piante nelle abitazioni private, oltre all’acquisto della sostanza presso le associazioni autorizzate. Insomma, i buoni presupposti c’erano tutti, tanto che lo scorso mese di giugno il Segretario parlamentare per le Riforme, Rebecca Buttigieg, si era sbilanciata, affermando che il governo sembrava essere sulla buona strada per l’apertura dei primi “cannabis club” entro fine anno, anche se ormai, è evidente, purtroppo per gli investitori, che sarà difficile da concretizzare.
Sulla scelta che ha fatto saltare la poltrona di Dimech è intervenuta anche l’Ong ReLeaf, da sempre favorevole alla legalizzazione della cannabis, che da tempo aveva segnalato alcune criticità sulle nuove leggi, a suo dire non efficaci per ridurre i rischi e i danni causati dall’uso e dal traffico delle sostanze. «ReLeaf Malta è scioccata dalla notizia del licenziamento della dottoressa Dimech, soprattutto se si considera che è stata lasciata per mesi e mesi senza risorse umane e senza una solida infrastruttura per svolgere correttamente i suoi compiti. È ormai chiaro come l’industria si sia già impossessata dei responsabili delle decisioni, e miri a trasformare un quadro di diritti umani in un modello commerciale per pochi». Il comunicato si conclude poi lasciando spazio ad un interrogativo: «Ci chiediamo come si possano combattere seriamente gli effetti negativi di un mercato illecito, orientato al profitto, se questo viene ora sostituito da uno altrettanto orientato al profitto e gestito da pochi amici nelle “alte sfere”».
Nonostante il governo non abbia rilasciato alcuna nota ufficiale, Mariella Dimech sarebbe stata licenziata dal ministero dell’Interno nella giornata di giovedì 10 novembre, con effetto immediato. A sostituirla ci sarà l’ex direttore della Caritas, Leonid McKay.