Negli ultimi mesi la Nato e lo schema delle alleanze europee hanno assunto un peso completamente diverso all’interno dello scenario politico internazionale sconvolto dalla guerra in Ucraina dopo l’invasione russa.
Il tema dell’alleanza atlantica è stato proposto a più riprese da entrambe le “fazioni” coinvolte, impegnando l’opinione pubblica ed i media in accesi dibattiti ed attente analisi degli ultimi sviluppi.
Uno degli effetti meno pronosticabili riguarda il “passo in avanti” mosso da Finlandia e Svezia, che nelle ultime ore hanno espresso la volontà di entrare a far parte dell’Alleanza del Nord Atlantico.
Le due nazioni – in particolare la Finlandia, che con Mosca condivide gran parte del versante orientale del Paese – hanno osservato con preoccupazione gli scontri sul territorio ucraino, trovando nell’adesione alla Nato la risposta adeguata alla pressione esercitata dal Cremlino sui suoi “vicini” europei.
Una volontà simile, avanzata da due nazioni storicamente neutrali come Finlandia e Svezia, rappresenta un importante punto di svolta negli equilibri geopolitici internazionali.
A conferma del clima di preoccupazione percepito nel nord Europa, è arrivato anche l’accordo difensivo in caso di attacco stipulato tra Helsinki, Stoccolma e Londra.
«Si tratta di un’assicurazione a lungo termine per rafforzare i legami militari e la stabilità globale, e per fortificare le difese dell’Europa per le generazioni a venire» si legge in un tweet condiviso dal primo ministro britannico Boris Johnson.
The signing of new security declarations with Sweden and Finland is a symbol of the everlasting assurance between our nations.
They are a long term assurance to bolster military ties and global stability, and fortify Europe’s defences for generations to come.
🇬🇧🇸🇪🇫🇮 pic.twitter.com/XNH6oeqNLl
— Boris Johnson (@BorisJohnson) May 11, 2022
Se l’adesione al Patto Atlantico di Finlandia e Svezia dovesse diventare ufficiale, gli unici Paesi europei a rimanerne esclusi sarebbero Malta, Cipro, Austria ed Irlanda.
L’Austria, che ha fatto della neutralità una linea d’azione costante negli ultimi anni, ha già manifestato tutte le intenzioni di continuare in questa direzione, offrendo aiuti umanitari ma restando fuori dal sostegno bellico; più o meno la stessa posizione assunta da Malta, che nel recente colloquio in parlamento con il presidente ucraino Zelensky, ha espresso solidarietà al popolo colpito dalla guerra, ribadendo la volontà di rimanere neutrale ed estranea ai conflitti militari.
Per fortuna a Malta prevale il buon senso: la neutralità cui Domenico Mintoff aveva ispirato tutta la strategia di politica internazionale, è una condizione imprescindibile per il mantenimento di una pace proficua.
La Nato si sta dimostrando una struttura militare votata all’aggressione ed uno strumento in mano ad oligarchie finanziarie ormai fuori controllo. Sempre più simili a sètte religiose, esse non riescono ad accettare il fatto che la comunità internazionale procede verso un equilibrio multipolare.