Il ministro dell’Interno Byron Camilleri ha risposto alle pesanti accuse rivolte a Malta da parte di Alarmphone e altre ONG tornate all’attacco a seguito della vicenda dell’imbarcazione con a bordo quasi 500 migranti che ha trovato accoglienza sulle coste di Pozzallo martedì mattina, dopo che le Forze Armate Maltesi (AFM) avrebbero ignorato gli appelli di soccorso e non avrebbero preso parte alle operazioni di salvataggio.
La preparazione dei volontari che sono accorsi a prestare soccorso ha permesso che la situazione non si aggravasse ulteriormente, mentre l’imbarcazione rischiava di affondare a causa di un guasto al motore con a bordo diversi passeggeri malati e privi di cibo e acqua.
Alle accuse mosse nei confronti di Malta si è accodata anche Sea-Eye che, già in tempi passati aveva più volte criticato il comportamento che la marina maltese avrebbe mantenuto negli ultimi mesi in materia di soccorsi all’interno delle zone SAR dell’arcipelago.
Non si è fatta però attendere la replica del ministro dell’Interno, che mercoledì, incalzato dai giornalisti, si è scagliato contro gli “attacchi” delle ONG degli ultimi giorni affermando come:
«Secondo le regole internazionali, AFM è responsabile del salvataggio delle persone in pericolo e del coordinamento delle operazioni di soccorso quando necessario, e non della collaborazione con i trafficanti di esseri umani».
La frecciatina di Camilleri alle ONG è stata poi perpetuata, rivendicando come i profughi sbarcati in Italia non si trovassero in reale pericolo, in quanto – sempre secondo il ministro – sarebbero in seguito riusciti a raggiungere la Sicilia “autonomamente”.
Camilleri avrebbe poi risposto aspramente alle accuse di Gordon Isler di Sea-Eye, il quale, negli scorsi giorni ha condannato il ripetuto rifiuto di Malta nel coordinare le emergenze marittime, invocando e auspicando sanzioni legali e politiche da parte dell’Unione Europea.
Così il ministro dell’Interno sulle parole di Isler:
«Negli anni l’AFM ha sempre svolto il suo compito nel miglior modo possibile e, per questa ragione, trovo l’attacco rivolto alle Forze Armate maltesi ingiusto e proveniente da chi si aspetta che Malta diventi un centro migratorio nel Mediterraneo. E questo non accadrà mai».
Poi, sempre secondo Byron Camilleri:
«Capisco che più il nostro Paese si dimostra “duro” nei confronti di coloro che abusano del sistema di asilo, più possiamo aspettarci attacchi a noi e alle nostre Forze Armate. Se si guarda alle decisioni che abbiamo preso in questi ultimi anni, abbiamo assistito alla creazione di un sistema di accoglienza più giusto con coloro che ne hanno diritto e duro con coloro che invece non lo hanno».
In contrasto con le parole del ministro degli Interni, però, il rapporto AIDA su Malta uscito questa settimana ed emanato dal Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati (ECRE) che riporta puntualmente numerose circostanze durante le quali l‘isola dei cavalieri non si sarebbe attenuta alle procedure di asilo e alle condizioni di accoglienza internazionali.
Il rapporto AIDA ha inoltre confermato come nel 2021 il numero delle operazioni di soccorso in mare dell’AFM abbia subito una costante diminuzione, riportando come la situazione nei centri di accoglienza maltesi risulti estremamente complicata.
Al rapporto si aggiungono le accuse recapitate lo scorso gennaio a Malta da parte della Corte Penale Internazionale (CPI) per complicità in crimini contro l’umanità, un reato che sarebbe stato commesso proprio a causa dei ritardi o dei rifiuti nelle operazioni di coordinamento dei soccorsi dei richiedenti asilo in mare.
Mentre arrivano le smentite da parte di Byron Camilleri riguardo un accordo segreto tra Valletta e l’Italia per portare in salvo i migranti sulle coste della Sicilia e delle altre regioni del Belpaese, rimangono significative le dichiarazioni rilasciate in questi anni dagli Organi istituzionali europei, dalle ONG e, addirittura, da Papa Francesco, che confermerebbero a più riprese i timori riguardo la politica che Malta ricoprirebbe nell’emergenza profughi che ogni anno porta alla morte di migliaia di persone nelle, un tempo accoglienti, acque del Mediterraneo.