Da domani inizia una feroce quarantena per 118.000 persone. Ma sembra che ai piani alti nessuno sappia come gestire la situazione. Serve qualcuno che sappia governare, scrive Dario Morgante.
Sono andato a comprare il pane a un negozietto vicino casa gestito da una famiglia di immigrati indiani. Ho aspettato fuori, in fila, il mio turno, che più di tre persone alla volta non possono entrare, per via delle misure prese dal Governo per tentare di arginare l’epidemia di Coronavirus. Solo tre persone nel negozio possono sperabilmente mantenere la distanza minima di sicurezza, che per Malta è di 2 metri.
Gli altri due avventori si tenevano abbracciati, ma è ok, perché erano marito e moglie. Due vecchietti spaventati che chiedevano al gestore indiano se per caso effettuasse consegne a domicilio.
A Malta, infatti, dalla mezzanotte di oggi inizia il lockdown più bizzarro mai visto, per ora, al mondo. Devono stare segregati in casa tutti gli anziani che superano i 65 anni di età e tutti quelli che vivono con loro. La misura è estesa anche ai malati o alle persone con disabilità, alle donne incinta e a tutti quelli che vivono con loro.
Ho scritto «segregati» perché chi gode di questa misura «cautelativa», una platea di circa 118.000 persone e probabilmente più, non può per alcun motivo uscire di casa. Non per fare la spesa, non per portare il cane a spasso, non per ritirare i soldi dal bancomat con i quali pagare gli (eventuali) corrieri.
Come potranno 118.000 persone mangiare tutti i giorni (o far sopravvivere i loro animali domestici) è un problema che – al momento – lo Stato maltese non si è posto. O, meglio, in una ridda di comunicati e contro comunicati che si sono succeduti ha dimostrato di non sapere cosa sta facendo.
L’aspetto assolutamente folle di questa pesantissima quarantena senza eguali, è che è bilanciata dall’altrettanto assoluta mancanza di misure per gli altri, per i non malati e non sopra i 65 anni di età, che dalla mezzanotte di oggi potranno continuare a fare quello che vogliono, tenendo la debita distanza di due metri gli uni dagli altri ed evitando assembramenti di più di cinque persone.
Da domani, dunque, Malta pensa di aver messo al riparo le categorie più colpite, e lasciato inalterata la macchina produttiva, consentendo agli altri di viaggiare su autobus affollati, di lavorare in uffici e cantieri e di passeggiare sui lungomare. O di ammalarsi, come dimostrano i 5 casi di oggi, tutti giovani o molto giovani.
Se Malta vuole sopravvivere all’epidemia di Coronavirus e alla crisi devastante che seguirà, si deve sbrigare a trovare una classe dirigente in grado di gestire la situazione. Io porterò la spesa ai due vecchietti incontrati all’alimentari, ma chi porterà da mangiare a 118.000 persone chiuse in casa «a tempo indefinito»?