Malta diventa sempre più la Patria del cemento. L’attività edilizia dell’arcipelago nel 2021 è stata infatti superiore del 330% rispetto al 2000.
A rivelarlo è un’indagine di Eurostat, che mostra come uno tra i più piccoli Stati europei abbia registrato il più alto tasso di crescita nella produzione edilizia di tutto il continente.
La media complessiva europea segna infatti un calo del 2% nelle attività edili, in netto contrasto con la “fame” di costruire che ha caratterizzato l’ultimo ventennio maltese.
In controtendenza c’è la Grecia, che nel 2021 ha subito una flessione dell’85% rispetto al 2000. Si è costruito meno anche in Portogallo (-66%), Spagna (-43%) e Irlanda (-42%).
Il boom edilizio a Malta ha stracciato anche l’Estonia, che si piazza al secondo posto nella classifica dei più virtuosi dell’UE, dopo che lo scorso anno ha “solamente” triplicato i dati del 2000. A seguire ci sono Svezia, Lettonia, Bulgaria, Romania e Lituania, dove la produzione edilizia è raddoppiata in undici anni.
Inoltre, nel 2019 oltre la metà delle costruzioni realizzate a Malta, Cipro e Romania erano relative ad edifici, circa il doppio della media dell’UE (26,8%), a differenza di altri Paesi dove, per esempio, si è dato più spazio alla realizzazione di opere di ingegneria civile.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Nonostante la folle crescita, gli stipendi maltesi nel settore non sono tra i migliori d’Europa: nel 2019 un operaio edile è infatti costato mediamente meno di 20.000 euro in tutto l’anno. Un dato nettamente al di sotto della soglia UE, pari 34.300 euro. Il paradiso per gli operai sembra invece essere la Danimarca, con una media annua di oltre 70.000 euro. In tutta Europa a pagare meno è infine la Bulgaria, con meno di 10.000 euro annui.
Gli stipendi relativamente bassi a Malta vanno in contrasto con i costi necessari per la realizzazione delle costruzioni, che dal 2000 sull’arcipelago sono aumentati poco più del 50%, contro il trend UE fissato al 63%.