Sono in tutto 1.532 le persone divenute a tutti gli affetti cittadini maltesi grazie al controverso schema dei “passaporti d’oro” varato dal governo nel 2014, e che consente a ricchi investitori stranieri di acquistare l’ambito lasciapassare europeo.
Il dato, che non include parenti e persone a carico, è stato riportato dai media locali e fornito in Parlamento dal ministro degli Interni Byron Camilleri, rispondendo ad un’interrogazione posta dal deputato nazionalista Ivan Bartolo. Nessun dettaglio in merito ai Paesi di provenienza, ma solo quello delle aree geografiche: Asia, Europa, Nord e Sud America, Medio Oriente, Golfo Persico, Africa, Oceania e Caraibi.
Camilleri avrebbe inoltre aggiunto che i proventi ottenuti dalla vendita della cittadinanza hanno consentito di ottenere fondi da investire “per vari scopi”, sia in ambito sanitario che sociale.
Da tempo oggetto di critiche da parte dalla Commissione Europea che, lo scorso ottobre, dopo una serie di avvertimenti, ha deferito alla Corte di Giustizia lo Stato insulare, ultimo nell’UE a mantenere attiva la pratica della vendita della cittadinanza, lo schema dei “passaporti d’oro” è stato difeso strenuamente e a più riprese dal governo.
Lo stesso primo ministro Abela, tempo fa, dinnanzi ad un’inchiesta giornalistica che dimostrò come i multimilionari arabi, russi e cinesi ottenessero la cittadinanza rimanendo sull’isola al massimo tre settimane senza mai stabilire un legame autentico, ricordò a tutti che la concessione della cittadinanza in cambio di investimenti ha permesso a Malta di incassare quasi 600 milioni di euro (dato risalente al 2020), in larga parte utilizzati per finanziare il Fondo nazionale di sviluppo e sociale. Soldi impiegati anche nel corso della pandemia per risollevare il Paese.
Se da una parte ci sono ricchi investitori di Paesi terzi che pagano notevoli somme di denaro per beneficiare sia della cittadinanza maltese sia dei diritti dell’essere un cittadino europeo (molto spesso senza avere consolidati legami con l’arcipelago), dall’altra ci sono altrettanti cittadini che di Malta, invece, ne hanno fatto una casa, vivendoci da anni, mettendo su famiglia, costruendo un futuro professionale, investendo soldi e pagando tasse, ai quali però questo diritto di diventare cittadini maltesi viene inspiegabilmente negato, come la storia della famiglia italiana di cui vi abbiamo parlato di recente e che ancora è in attesa di risposte concrete dal Ministero dell’Interno.