Comunicazione e maggiori sanzioni. Sono due delle novità legislative che hanno consentito alla Fiau di incrementare i propri interventi nei confronti di aziende non allineate alle norme anti-riciclaggio. E, intanto, rimane il problema delle criptovalute, che sono “difficili da controllare”.
Multe milionarie e ispezioni quadruplicate rispetto a due anni fa. Anche l’organismo di intelligence finanziaria maltese, Fiau (Financial intelligence analysis unit) sembra avere preso un’accelerazione improvvisa. E sono tante le ipotesi su quali siano le ragioni e gli obiettivi di questo cambio di passo.
Il Corriere di Malta ha voluto chiedere ai vertici dell’organismo di vigilanza quali siano le vere ragioni e cosa ci sia di vero nelle voci che circolano.
Ecco cos’hanno risposto, in una chiacchierata a tre voci, il direttore di Fiau, Kenneth Farrugia, e il suo vice, Alfred Zammit.
La Fiau ha intensificato la sua attività negli ultimi due anni. Cosa è cambiato a Malta e cosa ha portato la vostra authority ad avviare molte più indagini e comminare molte più sanzioni?
È vero, la Fiau ha intensificato il suo lavoro per combattere il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo in maniera più efficace. Questo è avvenuto attraverso vari flussi di lavoro, tra i quali il lavoro attuato per raggiungere uno dei suoi obiettivi: quello di alzare il livello conformità di Malta alle normative ed agli standard in materia di antiriciclaggio e antiterrorismo. Ma questo processo non è iniziato nel 2018. La Fiau si è notevolmente evoluta e non è più paragonabile a quella che era solo cinque anni fa. Il numero dei dipendenti è aumentato, abbiamo investito molto in risorse informatiche, abbiamo migliorato le nostre politiche e procedure e, soprattutto, abbiamo investito sulle nostre persone.
Quello che stiamo vedendo recentemente sono i risultati di questa trasformazione. E la cosa sta diventando anche sempre più visibile per altri motivi che dopo spiegheremo meglio.
In termini di sanzioni amministrative, la tabella seguente fornisce un elenco delle sanzioni amministrative pecuniarie totali comminate negli ultimi dieci anni per tutti i tipi di violazione:
Come si può osservare, il valore totale delle sanzioni degli ultimi tre anni supera di gran lunga il valore totale precedente al 2018. Uno dei motivi è il cambiamento nel quadro normativo che ha allineato la legislazione nazionale alla IV Direttiva UE antiriciclaggio. Questo significa che le sanzioni per gravi violazioni in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo oggi possono essere piuttosto significative (5 milioni di euro per il settore finanziario e 1 milione di euro per il settore non finanziario), come chiarito nella tabella seguente:
Massimi di legge delle sanzioni pecuniarie che potevano/possono essere comminate dalla Fiau nei diversi anni di riferimento:
Pertanto, non solo la Fiau ha aumentato il suo ambito di competenza, ma le sanzioni che adesso può e sta imponendo sono in linea con gli standard internazionali.
È importante notare come questa attività stia acquisendo sempre più visibilità, il che potrebbe anche avere un impatto sulla percezione del lavoro svolto. Fino a febbraio 2015, la Fiau non poteva pubblicare le sanzioni imposte, e le uniche informazioni disponibili al pubblico erano gli importi complessivi delle sanzioni che venivano pubblicate negli annual report. La legge è poi cambiata nel 2015, ma solo le sanzioni oltre ad una certa soglia e non soggette a giudizio di appello potevano essere pubblicate. È solo in seguito ad un’altra recente modifica della legge nel marzo 2020 che la Fiau può oggi pubblicare tutte le sanzioni, anche se sono soggette ad appello. Inoltre, sanzioni minori che sono al di sotto della soglia di pubblicazione, vengono ora pubblicate sebbene in forma anonima.
I media italiani sono spesso ostili nei confronti di Malta, specialmente con riferimento ai reati finanziari; ma in altri Paesi dell’Unione Europea sono molte le banche coinvolte in scandali finanziari: perché questo accanimento nei confronti di Malta?
Non è semplice comprendere perché Malta sia a volte trattata in questo modo a livello mediatico. Ci potrebbero essere svariate ragioni. Forse questa domanda potrebbe essere posta ai media direttamente. È sicuramente un dato di fatto che più grande è il settore finanziario e bancario, maggiore sarà l’esposizione di questi ai reati finanziari. Tuttavia, i media sono spesso influenzati da considerazioni politiche e socio-economiche, che indubbiamente giocano un ruolo fondamentale nel guidarli su come approcciarsi alle notizie ed a quali dare priorità.
I media e la gente comune a Malta parla di Moneyval e del rischio che finisca nella lista grigia: la Fiau sta lavorando per evitarlo? Tutte queste sanzioni sono finalizzate a ottenere un buon rating?
La cosiddetta “lista grigia” è una lista di giurisdizioni sotto stretto monitoraggio. Il Gruppo d’azione finanziaria internazionale (“Gafi”) tramite questa lista, identifica Paesi che hanno carenze nelle loro procedure antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e che stanno attivamente cooperando con esso per colmare queste lacune. Pertanto, i Paesi inclusi nella lista devono rapidamente colmare le lacune strategiche identificate, in conformità con i rispettivi piani di azione, ed entro le scadenze concordate con il Gafi. In sostanza, sono soggetti ad un’accresciuta vigilanza, ma non viene imposta una due diligence rafforzata né contromisure verso questi Paesi. Quando viene incluso nella lista grigia, viene considerato un Paese che ha un maggiore rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e questo comporterà un certo impatto negativo sulla sua attività finanziaria ed economica. Essere nella lista grigia, significa anche che un Paese si sta impegnando a rafforzare le sue carenze rapidamente e, pertanto, è impegnato nel raggiungimento della conformità alle disposizioni impartite.
Come spiegato rispondendo alla prima domanda, abbiamo intensificato gli sforzi ben prima della pubblicazione del Rapporto di Moneyval, datato luglio 2019. Ovviamente, stiamo cercando di mettere in atto tutte le raccomandazioni che ci riguardano, incluse nel Rapporto. Sono stati fatti notevoli progressi, e i risultati si stanno raggiungendo. Con riferimento sia alla funzione di intelligence, che a quella di vigilanza, sono state attuate riforme, ristrutturazioni e revisione delle procedure al fine di assicurare risultati più efficienti ed efficaci. Le risorse umane sono state aumentate in maniera significativa e sono ancora in corso ulteriori selezioni. Nuovi software sono stati introdotti, sia con finalità di intelligence, che per effettuare una sorveglianza basata sul rischio.
Si sta facendo un uso migliore delle informazioni di intelligence anche attraverso l’analisi strategica e un più efficiente ed efficace sistema di condivisione di queste informazioni con la polizia. Si è constatato, inoltre, che sono aumentate di molto le segnalazioni di operazioni sospette. Nell’area di vigilanza sull’antiriciclaggio e sul contrasto al finanziamento del terrorismo, si stanno utilizzando nuovi software che servono a valutare il rischio e avviare le relative verifiche. Sia il numero delle ispezioni, che la qualità della vigilanza sono aumentate. Questo risultato si riflette anche nell’aumento dell’applicazione di sanzioni pecuniarie per mancato adempimento agli obblighi antiriciclaggio ed antiterrorismo. Tra gennaio ed agosto 2020, la Fiau ha effettuato 146 controlli e questo rappresenta un aumento pari al triplo del numero di controlli effettuati nel 2019. Nello stesso periodo, la Fiau ha comminato sanzioni pecuniarie per un importo totale pari a 3,630 milioni di euro.
La Fiau è stata determinante nell’assicurare che fossero attuate le necessarie modifiche della legge per recepire la V Direttiva UE antiriciclaggio e per aderire agli standard del Gafi. Ha anche modificato le sue Implementing Procedures, pubblicato Implementing Procedures Settoriali e Note Interpretative per assistere i soggetti sottoposti a obblighi in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento al terrorismo. In cima all’agenda dell’authority ci sono state attività di formazione, sensibilizzazione e sostegno ai soggetti obbligati. Contestualmente, sono stati intrapresi parecchi progetti per la cooperazione pubblico-privata.
C’è stato, e continua a esserci, un grosso impegno per dare attuazione a tutte le raccomandazioni incluse nel Rapporto di Moneyval. Sono stati fatti grandi progressi e c’è molta fiducia nell’esito di questa prova.
Per quanto riguarda l’aumento delle sanzioni, la Fiau è concretamente impegnata a svolgere il proprio ruolo di autorità di controllo in materia di antiricicalggio e contrasto al finanziamento del terrorismo e ad assicurarsi che i soggetti obbligati che operano a Malta rispettino i loro obblighi. Ed è proprio nell’ambito di questa responsabilità che deve anche imporre sanzioni quando dovute. In altre parole, questo non viene fatto per Moneyval, anche se ovviamente dimostra un aumento del livello di efficacia del suo ruolo.
Malta è il primo paese UE che ha regolamentato le criptovalute. Le nuove tecnologie aumentano il rischio nel settore finanziario? Le criptovalute sono più difficili da controllare rispetto alla valuta convenzionale?
L’innovazione tecnologica è il più delle volte un’arma a doppio taglio, soprattutto quando viene applicata nell’ambito dei servizi finanziari. Il motivo è che gli stessi vantaggi che aumentano la comodità del cliente e permettono di beneficiare di servizi più economici, sono le stesse caratteristiche di cui i malintenzionati abuseranno per i loro fini nefandi. Questo principio si applica anche alla criptovaluta e alle tecnologie sulle quali questa si basa. Le criptovalute permettono facile accesso e trasferibilità, sia essa fisica o virtuale. Esse permettono, inoltre, di effettuare transazioni in modo veloce ed irreversibile, e, cosa più importante di tutte, permettono un elevato, se non complete, livello di riservatezza. Tutte queste caratteristiche assicurano facilità di utilizzo e significativi risparmi. Complessivamente, sono queste stesse caratteristiche che fanno delle criptovalute uno strumento ideale usato dai criminali per depositare ingenti somme di denaro e, allo stesso tempo, un ottimo strumento per riciclare proventi illeciti.
Quanto alla domanda sul confronto con le valute convenzionali in termini di tracciabilità e trasparenza, sarebbe più corretto parlare di differenti sfide piuttosto che chiedersi se siano più semplici o difficili da tracciare. Certamente, nella maggior parte dei casi le transazioni di criptovaluta sono visibili sul registro, ma lo sviluppo di privacy coin e di numerosi strumenti per aumentare l’anonimato, ha intaccato questo particolare vantaggio. Non dobbiamo dimenticare che ciò che fornisce il registro è un indirizzo del wallet senza collegamenti ad alcun individuo; e quindi, non è sempre agevole decodificare una transazione crittografica.
Si potrebbe pertanto concludere che il modo migliore per affrontare il fenomeno del contante virtuale è quello di vietarlo. In realtà, a meno che non si spenga Internet, è arduo comprendere come si possa vietare l’uso del contante virtuale, con la probabilità che un tale tentativo non faccia altro che determinarne l’uso clandestino, rendendone più difficile il monitoraggio e la rilevazione. D’altro canto, la pressione a livello internazionale, europeo e nazionale sta andando verso la direzione opposta.
Molti sforzi sono stati fatti, e vengono tuttora fatti per capire meglio come funzionano le criptovalute, come queste possano essere abusate e, ancora più importante, cosa si possa fare per prevenire il loro abuso. Per questa ragione negli ultimi due anni abbiamo visto l’Ue ed il Gafi estendere al settore delle criptovalute i controlli contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo; qualcosa che a Malta avevamo già fatto a livello nazionale attraverso l’inclusione di soggetti emittenti e fornitori di crypto-attività tra i soggetti obbligati al rispetto della normativa antiriciclaggio e antiterrorismo.
La Fiau, in particolare, ha lavorato duramente per elaborare una guida dettagliata su ciò che può essere fatto dagli operatori di questo settore per evitare che i criminali abusino dei loro prodotti e servizi, e ha investito in risorse sia umane che tecniche per garantire di poter vincere le sfide derivanti da questo nuovo fenomeno. Considerato che la Fiau ha sia un ruolo di unico supervisore nazionale in materia di antiriciclaggio e di contrasto al terrorismo, sia un ruolo di raccolta di intelligence come Fiu di Malta, si può concludere che non sarebbe stata in grado di adempiere ai suoi obblighi legali e impegni internazionali se non avesse lavorato duramente.
Alla fine, bisogna tenere a mente che l’innovazione non è qualcosa che può essere fermata o facilmente controllata, come si farebbe nel mondo non virtuale. Quello che invece si può fare è capire la tecnologia, i suoi rischi, i suoi possibili utilizzi e prepararsi alla sua adozione nella vita quotidiana. È inevitabile che l’innovazione presenti anche sfide per le autorità di regolamentazione e le forze dell’ordine, come accadrà quando le Distributed Ledgers Technology – DLT verranno utilizzate non più solo per le criptovalute, ma saranno adottate anche per la fornitura di servizi più banali ed ordinari. Ed è proprio nell’individuare queste sfide, e nel mitigarne i possibili effetti negative, che le autorità competenti devono concentrarsi, per non lasciarsi sorprendere da questa nuova realtà sempre più digitalizzata che sta emergendo in maniera piuttosto rapida.
I media italiani riportano spesso notizie su Malta quando riguardano società o persone italiane. Trovate che gli italiani siano protagonisti di pratiche sleali più spesso di altri cittadini europei?
È naturale che i media italiani coprano le notizie sulle attività delle persone italiane e delle società o altre persone giuridiche di proprietà italiana dovunque esse si trovino.
Detto ciò, è anche un dato di fatto che la stretta vicinanza geografica tra i due Paesi, la legislazione attrattiva per gli investimenti esteri, il rapporto socio-economico e il fatto che la lingua italiana sia molto parlata a Malta, abbiano negli anni attratto gli interessi economici italiani a Malta. Nonostante la legislazione e gli sforzi fatti per bloccare iniziative di natura illecita, accade che questo a volte non sia sufficiente e, sfortunatamente, attività indesiderate possono arrivare a Malta.
Ma questa circostanza non è solo riferita ad italiani. E infatti, la Fiau ha spesso individuato attività illegali svolte da cittadini di diversi altri Paesi, non solo dell’Ue.
Recentemente, il procuratore antimafia, Cafiero De Raho, ha indicato Malta e la Romania come Paesi molto attraenti per la criminalità organizzata. E ha richiesto regole più uniformi in Europa. Concordate con questa affermazione?
Certamente non siamo d’accordo sul fatto che Malta sia molto attraente per la criminalità organizzata. Questo non vuol dire che non vi siano rischi che queste persone utilizzino il sistema finanziario di Malta per riciclare i proventi illeciti. L’incremento dell’attività della Fiau di vigilanza in materia di antiriciclaggio ed antiterrorismo e dell’attività di intelligence fa parte degli sforzi nazionali per ridurre i rischi che ciò si verifichi. Inoltre, la nostra normativa in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo sono pienamente conformi alla V Direttiva Ue antiriciclaggio e dunque molto simili agli altri Paesi europei. Il problema centrale è il modo in cui l’Ue, insieme alle competenti autorità nazionali, può impedire ai criminali di utilizzare le persone soggette alle normative antiriclaggio e antiterrorismo. Riteniamo che questo problema possa essere affrontato attraverso un quadro giuridico contro il riciclaggio e finanziamento del terrorismo da parte dell’Ue forte ed armonizzato, garantendo così una migliore supervisione sui soggetti obbligati sia a livello nazionale che dell’Ue. Ciò richiede meccanismi forti ed efficaci che permettano alle varie autorità di vigilanza nazionali dell’Ue di cooperare soprattutto a livello transfrontaliero.
Le direttive antiriciclaggio dell’Ue hanno portato un regime normativo ampio e solido per i soggetti obbligati, ma ora è più che mai importante concentrarsi ulteriormente su altri aspetti critici della lotta al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo quali il recupero dei beni, la confisca, indagini e azioni penali.
Il Piano di Azione pubblicato dalla Commissione Europea lo scorso maggio ha individuato una serie di problematiche a livello dell’Ue relativamente al sistema di antiriciclaggio e antiterrorismo. Le proposte che sono state presentate rappresentano uno sforzo considerevole che gli Stati Ue dovranno affrontare per colmare queste carenze. Ogni Stato Membro ha recepito, applicato e interpretato in modo diverso i requisiti delle Direttive Ue in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, e questa assenza di coerenza tra i diversi Paesi ne ha in parte diluito l’efficacia preventiva. Di conseguenza, la stessa assenza di uniformità tra i diversi Paesi è riscontrata anche per quanto riguarda il livello e il tipo di supervisione svolta a livello nazionale.
Sebbene le Linee Guida emanate dall’Autorità di Vigilanza Europea abbiano accuratamente affrontato questi problemi, riteniamo che l’uso dello strumento normativo del Regolamento, piuttosto che quello della Direttiva, unitamente allo sviluppo di un unico manuale dell’Ue in materia di antiricicalggio e contrasto al terrorismo, si dimostrerebbero strumenti molto efficaci a garantire la corretta applicazione dei requisiti richiesti a livello europeo. Riteniamo inoltre che si possa dire lo stesso per quanto riguarda la proposta di attuare un unico supervisore per tutti gli Stati Membri. Ciò, insieme alle proposte per rafforzare i meccanismi di dialogo tra le diverse autorità coinvolte nel quadro antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo, unitamente al Piano d’Azione pubblicato dalla Commissione Europea, potrebbero rivelarsi un importante punto di svolta in questa materia.