Per l’agenzia governativa JobsPlus la crescita dell’economia costringe all’importazione di forza lavoro, pena lo stop di molti settori strategici.
Il rapido e improvviso sviluppo economico osservato a Malta nell’ultimo decennio è cosa nota. Allo stato attuale, il tasso di crescita è pari al 5-6% e non è qualcosa che si preveda debba arrestarsi presto.
Ad affermarlo è Clyde Caruana, direttore dell’agenzia governativa JobsPlus, durante un recente intervento a TVM, ed è stato molto chiaro sulle conseguenze del fatto.
I lavoratori maltesi infatti non sono sufficienti a coprire le esigenze degli imprenditori.
A oggi si contano 220.000 lavoratori nel paese, di cui 60.000 stranieri sparsi in svariate aree. Questo numero è però destinato a crescere ulteriormente nel futuro prossimo, pena il rallentamento dell’economia o l’arresto di alcuni settori.
“Se avessimo abbastanza lavoratori Maltesi, non avremmo bisogno di stranieri”
Caruana ha avvertito che il tasso di pensionamento dei dipendenti maltesi ha abbondantemente superato quello delle nuove entrate nel mercato del lavoro.
D’altro canto l’opinionista Malcolm Seychell, che si è detto favorevole ad una eventuale uscita del paese dall’Unione Europea, avvisa sui rischi che si corrono. Malta, afferma, non potrebbe sostenere un ulteriore numero di immigrati.
Per esemplificare la situazione, possiamo indicare il malcontento diffuso tra i maltesi per il servizio nella ristorazione: pochissimi camerieri locali.
“Senza camerieri stranieri quei ristoranti non potrebbero funzionare, dal momento che i maltesi lavorano altrove” ha detto a tal proposito Caruana, aggiungendo che Malta ha il più alto tasso di occupazione giovanile in Europa. Ed è noto che spesso sono i giovani e gli studenti a svolgere questo tipo di impiego.
In ambito di occupazione non si possono fare i conti della serva: i lavoratori li hai oppure non li hai. E se non li hai il meccanismo non funziona, le ruote si fermano.
Unica soluzione: importazione di forza lavoro.
E da qui gli elevati rischi di un potenziale senso di insoddisfazione dell’immigrato. Se gli stranieri residenti (e lavoranti) dovessero in massa o anche solo in numero sufficiente lasciare il paese sarebbe il tracollo.
“Le persone non potrebbero recarsi al lavoro perché circa la metà o tre quarti del sistema di trasporto pubblico smetterebbe di funzionare, i supermercati non avrebbero cassieri e gli ospedali avrebbero problemi” ha aggiunto Caruana.