Il dolore per la morte di due muratori – precipitati da palazzi in costruzione – ha rilanciato il tema della sicurezza sui cantieri. Prima che si verificassero le tragedie, sui social erano circolate delle foto dalle quali emergeva, in maniera lampante, la violazione delle più elementari regole di protezione: impalcature traballanti, ponteggi inesistenti, operai privi di casco. Prima, dunque, che si registrino altri lutti è necessario intervenire con rapidità ed efficacia attraverso leggi che riducano al minimo i rischi. Victor Carachi, presidente del sindacato General workers union (GWU), indica il percorso da seguire per mettere in ordine un segmento importante dell’economia.
Cominciamo col dire che quella delle costruzioni è considerata un’industria ad alto rischio in tutto il mondo, nella quale si verifica la maggior parte degli incidenti mortali. Per quanto riguarda Malta, negli ultimi dieci anni il settore dell’edilizia è cresciuto tanto e, soprattutto, velocemente. Ma questa crescita non è stata accompagnata da un adeguamento delle norme, soprattutto per ciò che riguarda la sicurezza. Il governo qualcosa ha fatto, ma è evidente che bisogna fare di più. È necessario riconoscere, comunque, i progressi compiuti a Malta: l’anno in cui è stata istituita OHSA–MT, l’ente di regolamentazione nazionale, venivano registrati oltre 12 decessi ogni anno, mentre ora la media è di circa 3 ogni anno.
Quali sono, secondo lei, le misure più urgenti da adottare?
Innanzitutto è assolutamente necessario educare gli operai sull’importanza di lavorare in sicurezza. Perché se un manovale non è consapevole di come si lavora in sicurezza, mette a rischio non solo la propria vita ma anche quella dei suoi colleghi. Dunque, lo Stato deve assumersi l’impegno di formare gli operai e rilasciare una skill card che attesti la loro preparazione. E le imprese devono assumere solo chi è in possesso della skill card. In questo modo saremo certi che chiunque metta piede in un cantiere sa bene come comportarsi e quali regole seguire per tutelarsi e tutelare gli altri.
Per rendere i cantieri sicuri però devono darsi da fare anche gli imprenditori.
Assolutamente. Quando parlavo della crescita rapida del settore, mi riferivo anche a un altro dato: e cioè che negli ulti dieci anni il boom dell’edilizia ha improvvisamente trasformato in esperti di costruzione e di demolizione gente che in realtà non ha alcuna preparazione. E così ci siamo ritrovati con degli imprenditori edili che ignorano qualsiasi buona regola. A tutto questo bisogna poi aggiungere che a Malta c’è molta manodopera straniera che costa meno, che non ha alcuna cognizione del significato di sicurezza e che talvolta presta la propria opera al “nero”. Un altro fattore che deve essere riconosciuto è il drammatico aumento dei progetti di costruzione. E per stare al passo con la domanda, si ricorre all’utilizzo della manodopera straniera. Noi della General workers union stiamo lavorando molto su questi fronti affinché con una nuova legge si introducano regole chiare e nette.
Insomma, tutti gli addetti ai comparto dell’edilizia devono sentire una maggiore responsabilità se vogliamo evitare altre tragedie.
Si. Penso che anche ingegneri e architetti devono avere bene in mente il significato della parola sicurezza, anche loro devono essere educati da questo punto di vista. Perché oltre ai cantieri, occorre tutelare anche chi abita nelle immediate vicinanze. In passato si è già verificato un incidente mortale, dobbiamo fare in modo che non accada più. Ma vorrei aggiungere un’altra considerazione: Malta è un piccolo Paese in cui ogni attività di costruzione è molto visibile. Il problema sorge quando qualcuno filma o fotografa una pratica non sicura e la pubblica sui social media, senza informare le autorità competenti.