Mentre a Malta si guarda con sempre maggiore preoccupazione al mercato degli affitti, i cui prezzi crescenti stanno mettendo a rischio l’accessibilità alla casa del ceto medio-basso, ancora non si conoscono le misure che il Governo laburista ha allo studio per affrontare il problema.
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La settimana scorsa, il ministro delle finanze Edward Scicluna ha sostenuto che il mercato tornerà in equilibrio da solo nel tempo: un approccio che non sarebbe però in linea con la necessità di tutelare gli inquilini dal rialzo dei prezzi, espressa anche dal Primo Ministro, Joseph Muscat, in un incontro con MDA, l’associazione dei costruttori maltesi.
D’altro canto il presidente della stessa categoria, Sandro Chetcuti, ha messo il veto alla possibile introduzione di limiti sugli affitti nella prossima legge di bilancio: un mossa che – a suo dire – rappresenterebbe l’inizio del disastro economico.
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Il mercato immobiliare di Malta è esploso negli ultimi anni, con il boom di presenze turistiche che ha favorito il mercato degli affitti a breve termine, ai quali si aggiungono lavoratori qualificati provenienti da tutta Europa che alimentano la richiesta di alloggi.
Oltre 13.000 sono i migranti che sono arrivati a Malta solo nel 2015. I dati della banca centrale mostrano che i prezzi delle case sono aumentati del 36% a partire dal 2010.
Un opuscolo promozionale per la candidatura di Malta a ospitare l’Agenzia europea del farmaco ha inoltre rivelato il costo medio degli affitti in tutta l’isola: un appartamento di tre camere da letto di soli 130 metri quadrati potrebbe rendere mensilmente fino a 1.169 euro nel centro dell’isola e 639 euro al sud.
Un appartamento con una camera da letto costa invece 700 euro al mese al centro, e scende fino a 382 euro al sud.
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Eppure secondo il leader della lobby dei costruttori l’intervento pubblico per riequilibrare i prezzi deve restare fuori da ogni possibile discussione. Chetcuti ha tuonato che la sua associazione si metterà di traverso ad ogni possibile tentativo del Governo di influenzare i prezzi del settore privato, favorendo – sempre a suo dire – l’economia sommersa e distruggendo invece l’economia reale.