Secondo le previsioni della Commissione europea la crescita economica di Malta sarà la più alta dell’intera Unione Europea, rispettivamente del 4,2% nel 2020 e del 3,8% nel 2021. Ma il rapporto è stato pubblicato prima dell’arresto di Yorgen Fenech e della conseguente instabilità politica, culminata con la nomina del nuovo premier Robert Abela. Sulle prospettive economiche di Malta, due economisti di rango dicono la loro.
Giulia Magri, del quotidiano in lingua inglese Malta Independent ha interpellato due economisti, JP Fabri e Philip von Brockdorff, sulle prospettive economiche di Malta nel corso del 2020.
L’analisi di Philip von Brockdorff
Il punto di vista di von Brockdorff è in linea con le previsioni di Fitch Ratings. L’Europa sta entrando in un periodo di decrescita economica comune in tutti gli Stati dell’Unione.
Gli eventi non hanno incoraggiato gli investimenti ma un rallentamento sarebbe avvenuto in ogni caso
«Questi eventi non hanno incoraggiato gli investimenti. Anche i consumi sono leggermente diminuiti, ma un rallentamento sarebbe avvenuto in ogni caso».
Secondo von Brockdorff i trend europei incideranno inevitabilmente sull’economia maltese, proponendo fra le possibili soluzioni la revisione di alcuni settori, come quello dell’edilizia.
«Dobbiamo ripensare la nostra strategia economica, rivedendo dei settori che non possono più crescere allo stesso ritmo degli scorsi anni».
Secondo l’economista è fondamentale riuscire ad attrarre più Investimenti Diretti Esteri (FDI) ed investire nella ricerca e nello sviluppo, incluse le risorse umane.
Von Brockdorff crede che il nuovo Primo Ministro avrà un ruolo importante per il futuro economico di Malta: «Mi aspetto che il nuovo premier lavori più vicino alle parti sociali. Dovrà inoltre focalizzarsi sulla spesa pubblica ed esplorare nuovi settori che possono aumentare la produttività».
L’analisi di JP Fabri
L’economista JP Fabri si è espresso individuando quei fattori che crede possano influenzare la reputazione economica Maltese per il 2020.
Fra i fattori interni ha inizialmente evidenziato l’esposizione negativa che ha colpito Malta al seguito dei recenti eventi politici.
Malta ha una cattiva reputazione per quel che riguarda la regolamentazione dei servizi finanziari
Fabri ha poi parlato della reputazione poco incoraggiante agli investitori sulla gestione della compliance e della regolamentazione dei servizi finanziari.
Il comitato del Consiglio d’Europa Moneyval ha infatti richiamato lo scorso settembre le autorità maltesi, invitandole a rafforzare le misure per combattere il riciclaggio e il terrorismo finanziario.
Inoltre, il settore bancario potrebbe non attrarre gli investitori poiché ha una capacità di fondi limitata e sta affrontando dei processi per la riduzione del rischio.
Poco favorevoli sono anche l’innalzamento dei costi delle proprietà e degli affitti, che potrebbe porre un freno ai lavoratori stranieri con conseguenti pressioni salariali.
Oltre questo, Malta dispone di una limitata capacità di lavoratori specializzati, per cui dovrebbe investire di più sull’educazione e combattere l’abbandono scolastico.
Per concludere, Fabri ritiene che Malta debba investire e promuovere la ricerca e l’innovazione, oltre che revisionare la propria Costituzione per avere una solida base d’appoggio per i cambiamenti futuri.
Per quanto riguarda i fattori esterni, JP Fabri crede che fra i possibili possano esserci l’economia globale, la Brexit, strategie globali di de-risking sul dollaro e modifiche nelle normative.
In conclusione:
Secondo Jp Fabri «Le economie sono cicliche per natura, e quella maltese non fa eccezione. Le ultime proiezioni mostrano che la crescita economica subirà un rallentamento se comparata a quella degli ultimi anni».
«Un’economia non può sostenere tassi di crescita molto veloci per un lungo periodo, o diventa vittima del proprio successo. A questo punto, Malta deve tornare ad una crescita sostenibile, cercando di raggiungere un equilibrio e mirando alla qualità della crescita piuttosto che alla quantità».
«Al centro dell’attenzione dovrà essere l’economia del benessere: il miglioramento del capitale sociale attraverso investimenti sull’educazione e sull’ambiente».