Malta perde sei posizione dal mese di marzo 2017, scendendo all’85mo posto sui 92 centri finanziari considerati nell’indice Z/Yen Global Financial Centres, la più autorevole classifica della competitività e dell’influenza degli Stati a livello di finanza.
Eppure il punteggio maltese risulta in netta crescita, da 15 a 609, ma la posizione in classifica risulta inferiore a causa di un calo complessivo della fiducia. Dei 25 migliori centri, infatti, 23 risultano in caduta libera e solo due hanno scalato qualche posizione, mentre in coda alla classifica 20 dei 25 centri con punteggio inferiore hanno fatto un balzo in avanti.
Il rapporto allegato alla classifica ha evidenziato come le isole “europee” siano andate comunque bene. Jersey, Guernsey e l’Isola di Man, alle dipendenze della corona britannica, hanno dato dimostrazione di forza, e così anche Reykjavik, Gibilterra e la stessa Malta risultano in crescita.
In generale, Londra e New York sono rimasti al primo e al secondo posto, con rispettivamente 780 e 756 punti. Il rapporto ha notato con interesse come la capitale britannica, nonostante i negoziati sulla Brexit in corso, sia in discesa di soli due punti, registrando il più piccolo calo tra i primi 10 centri.
Hong Kong ha invece superato di poco Singapore al terzo posto: soltanto due punti su una scala di mille. I centri finanziari dell’Europa occidentale sono invece più volatili: in salita figurano Francoforte, Dublino, Parigi e Amsterdam, in discesa Zurigo, Ginevra e Lussemburgo.
Le valutazioni complessive per i centri finanziari europei hanno continuato a fluttuare, poiché le persone speculano su quali centri potrebbero trarre vantaggio dall’uscita di Londra dall’UE. La maggioranza dei centri è comunque in crescita, con Stoccolma, Copenhagen e Vienna che mostrano incrementi anche notevoli.
L’indice è redatto tramite l’incrocio di 102 fattori, che vanno dalla competitività dei prezzi alle condizioni per fare impresa, fino ai rischi di investimento e alla corruzione. Queste misure quantitative sono fornite da terzi, tra cui la Banca Mondiale, l’Intelligence Unit Economist, l’OCSE e le Nazioni Unite.
Le reazioni a Malta
Secondo FinanceMalta il settore dei servizi finanziari si conferma fiorente, nonostante l’indice abbia evidenziato la perdita di posizioni in classifica. E per confermare il lato positivo della medaglia snocciola alcuni dati.
Il numero dei titolari di licenze di servizi di investimento è salito dai 149 dello scorso dicembre ai 163 nel giugno 2017. Sessanta nuovi fondi sono stati istituiti nei primi sei mesi del 2017 e la registrazione dei fornitori di servizi è aumentata da 67 nel 2015 a 158 nel 2017. Nel 2016, gli investimenti diretti esteri sono aumentati da 9,5 a 151,4 miliardi di euro, di cui il 98% provenienti da attività finanziarie e assicurative, mentre i regimi pensionistici sono aumentati da 36 nel 2015 a 50 nel giugno di quest’anno. Anche le registrazioni di società e di partenariato sono aumentate a 2.625 nel primo semestre rispetto alle 2.523 unità nello stesso periodo dello scorso anno.
Secondo il Presidente di FinanceMalta, Kenneth Farrugia, tutti questi indicatori mostrano come il comparto dei servizi finanziari a Malta sia robusto, e non abbia segni di debolezza o fragilità come si potrebbe dedurre dalla relazione Global Financial Centres Index.
Ottimismo arriva altresì dal Governo, che di recente ha nominato Silvio Schembri come sottosegretario per i servizi finanziari, l’economia digitale e l’innovazione, sotto la guida diretta del Primo Ministro, che tra i primari obiettivi ha fissato la promozione delle imprese maltesi nel Regno Unito.
Di diverso avviso è invece l’opposizione, convinta che la situazione di Malta sia preoccupante, anche in relazione alla vicenda dei Panama Papers che avrebbe minato la reputazione dell’isola: ad affermarlo è Chris Said, candidato alla leadership del partito nazionalista, secondo il quale il Governo non deve prendere il nuovo rapporto alla leggera vista l’importanza vitale del settore finanziario per l’economia dell’isola.
Il rapporto completo è scaricabile qui