Oltre il 16% della popolazione è a rischio povertà. Sono infatti 88.462 le persone che vivono in famiglie con un reddito nazionale al di sotto della soglia a rischio povertà (11.364 euro), pari al 16,6% dell’intera cittadinanza residente sull’arcipelago. Un dato in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al 2022.
Le stime diffuse dall’Ufficio nazionale di statistica (NSO) indicano che nel 2023 a farne maggiormente le spese è stata la fascia di popolazione inferiore alla maggiore età (22%), in aumento di 2,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre le persone di età compresa tra i 18 e i 64 anni a rischio povertà rappresentavano il 12,1% del dato globale (-0,2% a confronto del 2022). Migliorano dell’1% le condizioni degli over 65, seppur rimangano nella fascia di popolazione in cui si registra il tasso più elevato di povertà dell’arcipelago (29%).
NSO spiega che gli indicatori di deprivazione materiale e sociale si basano su 13 elementi, sette dei quali si riferiscono al nucleo familiare (es: spese impreviste, riscaldamento della casa, una settimana di ferie all’anno, sostituzione elettrodomestici) e sei elementi relativi alle persone (es: comprarsi un paio di scarpe, pagare la connessione internet, uscire a cena una volta al mese).
Le variabili più elevate riscontrate nel 2023 rispetto all’anno precedente sono state registrate tra gli intervistati che hanno affermato che la propria famiglia non poteva permettersi un pasto a base di carne, pollo, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni (9,4%), affrontare spese impreviste (15,9%) o una settimana di ferie all’anno lontano da casa (30%).
Sebbene lievemente più alti nel confronto coi dati del 2022, la fascia di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale ha assegnato un punteggio medio di 7 alla valutazione complessiva della propria vita, 6,2 per la situazione finanziaria, 7,4 per l’attuale impiego e 8,5 per i rapporti personali.
Le statistiche offrono inoltre un dato importante circa la distribuzione del reddito all’interno della popolazione che è virato in una direzione meno paritetica o, per meglio dire, “socialista”. Il coefficiente di Gini che misura la disuguaglianza dei redditi oscillando tra lo 0 (perfetta equità) e il 100% (totale disuguaglianza) ha assegnato a Malta una percentuale del 33%, in aumento di 2 punti percentuali rispetto all 2022. Ciò significa che la distribuzione dei redditi è peggiorata per le fasce più deboli.