I fatti delle ultime settimane hanno inferto un duro colpo al commercio al dettaglio, che ha visto cali anche del 65% rispetto all’anno precedente. E la reputazione di Malta come di nazione nella quale investire potrebbe essere compromessa. «I risultati saranno tragici», sostiene in questa intervista Abigail Mamo, amministratore delegato della Camera di commercio delle piccole e medie imprese maltesi.
La Commissione Europea si era espressa all’inizio di questo 2019 prevedendo un’importante crescita economica per Malta: la più alta di tutta l’Europa per i prossimi due anni. Sembra però che i recenti eventi politici abbiano sferrato un duro colpo ai commercianti, con vendite dai numeri peggiori di quelli della recessione del 2008.
Il quotidiano «Malta Independent» ha intervistato al riguardo Abigail Mamo, CEO dell’Unione dei commercianti e Camera di commercio delle piccole e medio imprese (GRTU).
In un sondaggio pubblicato dalla GRTU e condotto tra i propri associati emerge che il 65% delle imprese ha riportato un crollo delle vendite nelle ultime settimane. Abigail Mamo ha raccontato al quotidiano maltese di non aver mai visto dei numeri simili, nemmeno se paragonati alla crisi del 2008.
L’aspettativa delle vendite per lo scorso Black Friday, ad esempio, non ha minimamente raggiunto le vendite dell’eccezionalmente fortunato 2018, neanche nei giorni successivi. Questi ritmi lenti nelle vendite si sono protratti ai giorni antecedenti il Natale, le cui vendite sono cruciali per i commercianti e i fornitori.
Prima dei fatti politici iniziati dall’arresto di Yorgen Fenech lo scorso novembre, il resoconto economico del 2019 era leggermente più basso di quello del 2018, ma ugualmente buono, ha dichiarato Abigail Mamo.
Le ultime settimane hanno visto un calo delle vendite per il 65% delle imprese che non coinvolgerebbe solo i negozianti, ma anche i fornitori di servizi come importatori e fabbricanti. Il 15% degli associati alla GRTU ha denunciato un calo delle vendite che tocca il 50%, la maggior parte di queste attività localizzate a Valletta.
«Se questa crisi fosse arrivata dopo Natale o nel periodo dei saldi, sarebbe stata comunque preoccupante ma non avrebbe colpito il periodo più decisivo per il fatturato di un’impresa di commercio al dettaglio», sostiene la Mamo.
E continua: «Le imprese subiranno grosse perdite e molte potrebbero fallire per via di quello che sta succedendo».
Il risultato dell’instabilità politica non si ferma però alle imprese locali. Secondo Mamo potrebbe influenzare negativamente la reputazione economica di Malta agli occhi degli investitori stranieri.
«Malta è sempre stata considerata come un piccolo miracolo economico, anche grazie alla buona reputazione che abbiamo e ad incentivi come la tassazione e la facilità con cui gli imprenditori stranieri possono investire sull’arcipelago».
«Adesso stiamo lanciando il messaggio contrario: l’attuale situazione sta infatti aumentando il rischio che gli investitori non siano più attratti da Malta. Non possiamo ancora calcolare il danno fatto alla nostra reputazione ma sarà certamente severo. Quando un’azienda calcola il rischio di un’investimento, la prima cosa che indaga è la reputazione dello Stato dove investire».
E continua: «Ci siamo affidati agli investitori stranieri così tanto negli ultimi anni, che i risultati saranno tragici. Loro sono il motivo per cui Malta può investire nelle infrastrutture, nell’assistenza sanitaria, e non potremo più farlo come prima. Questo influenzerà i nostri standard di vita. Malta sarà molto diversa da come la conoscevamo qualche settimana fa».
Sul futuro nuovo Primo Ministro, Mamo ha parlato a nome di tutta la GRTU, dicendo che l’Unione non ha molta fiducia nei politici e non si sente più pronta a fidarsi di tutto ciò che dicono. «Speriamo che chiunque sia in carica sia inflessibile come noi e il resto della popolazione nella volontà di sistemare le cose».
In relazione al recente report della Comunità Europea, in cui il 60% delle aziende Maltesi indica la corruzione come problema per l’economia, Abigail Mamo ha dichiarato che, nonostante tutto, si tratta di un numero incoraggiante per il futuro dei business.
«Ho letto alcuni commenti che dicono che quello che è successo è il risultato di un Governo pro-business. Io credo che collaborare illecitamente con alcune grandi aziende per arricchirle ulteriormente e ottenerne segretamente rendite finanziarie non è essere pro-business. È un comportamento criminale e corrotto».
E conclude: «Le imprese sono state tradite come chiunque altro. Soffriranno le conseguenze come tutti noi. Come Unione delle imprese, lavoreremo sodo e spingeremo per un cambiamento noi stessi, per evitare che queste collaborazioni corrotte si ripetano».