Falsificavano i libri contabili per ottenere i contributi a fondo perduto erogati per l’emergenza Covid-19, riciclando poi il denaro a Malta. È quanto emerso dalle indagini condotte dai finanzieri del Comando Provinciale di Siracusa, che hanno portato a dieci misure cautelari, di cui una detentiva, due arresti domiciliari e sette interdizioni, tra i cui destinatari figurano anche quattro professionisti nei settori tributario e legale.
Il modus operandi dell’associazione a delinquere era tanto semplice quanto efficace: più di dieci società con sede legale nelle province di Siracusa, Messina e a Malta producevano autocertificazioni false, moltiplicando per dieci il fatturato del 2019, dimostrando così gravi perdite nel periodo della pandemia, ottenendo quindi l’accesso agli aiuti economici messi a disposizione dallo Stato italiano.
Le indagini hanno portato gli inquirenti ad accertare inoltre che tutte le società coinvolte in realtà facevano capo a un solo imprenditore siracusano, che si avvaleva di “prestanome” a cui intestare le aziende, indicizzate per lo più alla sponsorizzazione nel mondo del Motorsport, ma in realtà inattive e utilizzate solo agli scopi illeciti descritti, con la produzione di fatture false mai realmente emesse.
I soldi derivati dai contributi statali venivano poi messi “al sicuro” su conti correnti a Malta, per tentare di sfuggire a eventuali accertamenti della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate. Col senno di poi, tutto inutile: le forze dell’ordine hanno infatti proceduto al sequestro preventivo di 1.800.000 euro, volto al recupero dei contributi percepiti illecitamente.