Duro colpo alla ‘ndrangheta sferrato dalla Polizia di Stato italiana che lo scorso 26 gennaio ha emesso 56 misure cautelari per diversi tipi di reati tra i quali associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione illegale di armi aggravati dal metodo mafioso, nonché all’associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole.
Un lungo lavoro quello del reparto investigativo coordinato dal Servizio Centrale Operativo e dalle squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro nell’operazione denominata “Olimpo”, che ha interessato le due province di competenza insieme a quelle di Reggio Calabria, Roma, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila e Perugia e che ha così permesso di smantellare una potente consorteria mafiosa legata alla ‘ndrangheta vibonese, portando inoltre al sequestro di beni per oltre 250 milioni di euro.
#26gennaio Duro colpo alla #Ndrangheta
In varie province italiane i poliziotti stanno eseguendo diverse misure a cautelari nei confronti di 56 persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e altri reati#essercisempre pic.twitter.com/r9lvbYDhqR— Polizia di Stato (@poliziadistato) January 26, 2023
Un complesso giro di affari ed interessi che ha portato alla luce il vasto controllo su tutto il territorio esercitato dalla ‘ndrina La Rosa in sinergia con altri clan mafiosi che, secondo gli inquirenti, si estendeva in diversi cantieri di edilizia pubblica e privata, oltre a strutture ricettive.
Tra queste ci sarebbe anche un noto villaggio turistico a Pizzo Calabro (Vibo Valentia) la cui gestione sarebbe stata contaminata dall’infiltrazione delle ‘ndrine Mancuso e Accorinti che avrebbero avuto il compito di “mascherare” le tangenti attraverso la fornitura di beni e servizi.
Il tutto reso possibile grazie anche alla presenza di alcuni intermediari che, sempre secondo quanto riportato dalla Polizia di Stato, «si sono occupati di ottenere l’accreditamento di investimenti esteri a favore della criminalità organizzata, promuovendo l’attività turistica grazie a contatti con persone vicine al Dipartimento Turismo della Regione Calabria, al fine di agevolare l’assegnazione di fondi pubblici».
I vasti interessi dell’associazione criminale sono stati anche in grado di varcare i confini della penisola spingendosi in Europa, in particolare a Malta ed in Romania, dove venivano spediti diversi veicoli rubati in Italia. A questo proposito, tra i nomi dei soggetti gravemente indiziati pubblicati nei giorni scorsi dal quotidiano “Il Lametino”, compaiono anche quelli di Marco German, 59 anni, e William Mc Manus, 56 anni, entrambi di Malta (quest’ultimo giudicato separatamente) e presumibilmente coinvolti nel commercio illecito di veicoli rubati.
Il direttore Centrale anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina ha sottolineato che: «La poderosa operazione di polizia giudiziaria ha consentito di smantellare un’agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al “crimine” di ndrangheta vibonese, da almeno 4 anni costantemente impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti con il conseguente inquinamento dell’economia locale, finendo così con il condizionare la libertà economica e commerciale dell’intero tessuto sociale del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea».
Messina ha poi aggiunto: «Colpiscono, a fronte della consistente attività estorsiva consumata dalla struttura mafiosa disarticolata nei confronti di numerosissime imprese locali, sia la totale assenza di denunce all’Autorità Giudiziaria, di fatto costituente una cessione di libertà economica da parte degli estorti nei confronti degli estorsori, che l’azione facilitativa ad opera di pubblici funzionari coinvolti nelle indagini in quanto prossimi all’organizzazione investigata».