Poco meno di un anno fa, il 16 gennaio 2023, avevamo dato notizia dell’arresto avvenuto dopo 30 anni di latitanza del boss Matteo Messina Denaro, uno dei malavitosi più sanguinari e affermati di Cosa Nostra e dell’Italia intera, morto la scorsa notte dopo una battaglia contro il tumore al colon che non gli ha dato scampo.
Già da venerdì sera i medici dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila gli avevano sospeso l’alimentazione dopo che l’occlusione intestinale aveva portato il boss di Castelvetrano in un coma irreversibile, esaudendo il suo ultimo desiderio di non sottoporsi ad accanimento terapeutico riportato all’interno del testamento biologico.
Occhiali da sole per celare un leggero strabismo e la scorza di un inguaribile latin lover con la passione per le auto sportive, i vestiti di marca e gli hotel extra-lusso in cui “U Siccu” ricaricava le pile prima di prendere parte ad alcune delle più efferate stragi del Belpaese, come Capaci o Via D’Amelio dove persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino, o come durante la guerra malavitosa in scena tra il 1992 e il 1993 tra l’organizzazione criminale siciliana Cosa Nostra e lo Stato italiano.
Rinchiuso nel carcere di massima sicurezza del capoluogo abruzzese sotto regime di 41 bis, in questi nove mesi Messina Denaro è stato sottoposto a due operazioni; dall’ultima non si sarebbe mai ripreso, portando i medici aquilani alla decisione di spostarlo in una stanza di massima sicurezza dell’ospedale.
La malattia del “boss” ha svolto un ruolo cruciale per permettere alle forze dell’ordine di porre fine alla sua lunga latitanza, come raccontato proprio dal malavitoso al procuratore De Lucia negli istanti successivi all’arresto:
«Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, ma voi mi avete preso per la malattia. Senza la malattia non mi prendevate. Io non mi farò mai pentito»
Nei giorni scorsi l’ultimo incontro per Diabolik, ovvero quello con la figlia Lorenza Alagna, incontrata per la prima volta di recente nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila e dopo averla definita per anni all’interno dei suoi pizzini come “sciaqualattuga” e “degenerata”.
Dieci anni fa, la ventisettenne si sarebbe separata dal retaggio del padre troncando i legami anche con la nonna e gli altri famigliari, facendo però passi indietro negli ultimi mesi di vita del padre trasferendosi a L’Aquila per stargli vicino (e ottenere il riconoscimento) insieme alla nipote del boss e alla sorella Giovanna.
È morto Matteo Messina Denaro.
Davanti alla morte è giusto mantenersi umani, sempre. Ma non provo commozione.
Ho nel cuore le immagini dei Georgofili, le storie di due bambine che si chiamavano Nadia e Caterina, gli uomini e la donna della scorta di quei martiri della Patria che…— Matteo Renzi (@matteorenzi) September 25, 2023
Numerosi i commenti sulla morte dell’ex primula rossa, tra i quali il tweet dell’ex premier Renzi, molti dei quali sembrano quasi ricordare inconfutabilmente come con Messina Denaro se ne vada anche la possibilità di scoprire di più sulle stragi degli innocenti dei primi anni ‘90, ricordando inoltre come la sua eredità, seguendo il modus operandi malavitoso, è stata o sarà presto raccolta da un nuovo e giovane capoclan. Proprio come successo a Messina Denaro.
Come decretato dall’episcopato siciliano, e anche dalle ultime volontà di “U Siccu”, il boss di Castelvetrano non disporrà di un funerale religioso ma, con tutta probabilità, riceverà una cerimonia di tumulazione veloce e discreta nella cappella di famiglia al cimitero di Castelvetrano, dove riposerà al fianco del padre Francesco, “Don Ciccio” Messina Denaro.