Il progetto “Melita Transgas Pipeline” tra la Sicilia e Malta è diventato realtà. Il neo-governatore Renato Schifani ha sottoscritto il decreto di intesa all’autorizzazione unica di competenza del ministero della Transizione ecologica (Mite) alla Interconnect Malta Ltd per la costruzione del gasdotto sottomarino.
Via libera, così, alla grande opera faraonica che permetterà l’esportazione di gas dalla rete nazionale italiana sino all’arcipelago maltese. Potrebbero ammontare a ben due miliardi di metri cubi di gas metano all’anno quelli che l’Italia, con tutta probabilità, venderà a breve allo Stato di Malta.
Ma c’è anche un risvolto “green” nel progetto. Melita, infatti, dovrebbe gradualmente trasportare anche idrogeno verde e il flusso sarebbe così bidirezionale. Il metanodotto avrà una lunghezza complessiva di 159 chilometri e sarà strutturato in quattro sezioni, ognuna delle quali avrà una dimensione ben precisa.
La prima sezione sarà costruita a terra (onshore) in Sicilia e sarà lunga circa 7 chilometri, dal Terminale di Gela, in località “Piana del Signore”, fino alla linea di costa. La seconda sezione sarà in mare (offshore) e collegherà la costa fino al limite delle acque territoriali italiane con i suoi circa 57 chilometri. La tratta più grande che potrà vantare una lunghezza complessiva di 94 chilometri unirà il tratto che va dal limite delle acque italiane fino alla costa nord-occidentale di Malta, dove, nella penisola di Delimara, è presente una centrale a ciclo combinato. La quarta ed ultima sezione, la più breve, sarà lunga 700 metri e raggiungerà il terminale di Malta. La costruzione dovrebbe partire ad inizio del prossimo anno, per una consegna dell’opera prevista nel 2024.
In una sua recente dichiarazione il Presidente della Regione Siciliana Schifani ha così affermato: «In una situazione in cui sta cambiando radicalmente il panorama delle forniture energetiche abbiamo espresso il nostro consenso per la realizzazione di una infrastruttura strategica per l’interconnessione tra l’Italia e Malta e la resilienza del sistema energetico europeo. In questa prospettiva la nostra Isola ricopre e ricoprirà sempre più il ruolo di piattaforma energetica e logistica fondamentale».
Il progetto del gasdotto venne presentato nel 2017 ma rimase “sospeso” a causa dell’enorme investimento pari a 400 milioni di euro, che Malta avrebbe dovuto fronteggiare da sola sulla base della volontà espressa da parte della Commissione Europea di investire solamente in progetti ecologici per fronteggiare i cambiamenti climatici in atto.
La realizzazione dell’opera nel sito di Delimara, comporterà una serie di interventi che dovranno essere adottati al fine di scongiurare un’importante danno all’ecosistema del luogo. Per tale motivo, gli esperti del settore hanno raccomandato la rimozione delle specie vegetali acquatiche prima dell’inizio dei lavori nonché l’installazione di barriere artificiali in ferro ad una profondità di 40-45 metri. Inoltre, la gran mole di rifiuti che verranno generati durante la costruzione della struttura, buona parte, saranno smaltiti in loco e utilizzati successivamente nella fase di bonifica. Secondo un’analisi non sarebbero emersi problemi che potrebbero incidere sul patrimonio architettonico, archeologico, storico e culturale dell’arcipelago maltese.