Dopo una battaglia durata tre anni e mezzo Sinisa Mihajlović non ce l’ha fatta. All’età di 53 anni l’ex allenatore e calciatore ha dovuto per la prima volta piegarsi al nemico, in questo caso imbattibile, della leucemia mieloide acuta.
Soprannominato “Sergente” per via del forte temperamento, l’allenatore balcanico non ha mai smesso di combattere sul campo e fuori, neanche dopo l’annuncio della malattia durante una conferenza stampa nel luglio 2019 e che, da lì a poco, lo costrinse a ricoverarsi presso il Sant’Orsola di Bologna.
Tenendo fede al suo soprannome, durante quella conferenza stampa Mihajlović aveva lasciato i suoi tifosi, e tutti gli appassionati calciofili, con una promessa che, però, anche un guerriero del suo calibro non ha potuto rispettare:
«Ho la leucemia. Ho passato la notte a piangere e ancora adesso ho lacrime, ma non sono di paura: da martedì andrò in ospedale e non vedo l’ora di lottare per guarire. Ho spiegato ai miei giocatori che lotterò per vincere come ho insegnato loro sul campo»
Nonostante non potesse svolgere regolarmente il ruolo dell’allenatore, il Direttore Sportivo del Bologna, Walter Sabatini, fin da subito confermò il suo incarico alla guida della prima squadra felsinea, che avrebbe guidato dall’ospedale, insieme alla testimonianza d’affetto dei tifosi.
Il respiro di sollievo arrivò dopo “soli” 44 giorni dall’annuncio della leucemia e, in occasione dell’esordio in campionato dei bolognesi in casa dell’Hellas Verona, Mihajlović si presentò a sorpresa allo stadio Bentegodi per tornare su quella panchina che, quasi un mese e mezzo prima, aveva dovuto abbandonare.
Con l’allenatore serbo attento a limitare le uscite pubbliche per non rischiare una ricaduta, nella scorsa edizione di Sanremo Mihajlović comparve sul prestigioso palco dell’Ariston per farsi intervistare dall’amico ed ex-compagno di squadra, Zlatan Ibrahimovic, in un momento destinato ad essere ricordato per l’umanità e per la forza morale dimostrata da Sinisa in quel momento.
Il peggio sembrava ormai alle spalle quando, però, nel marzo 2022, arrivò un nuovo annuncio dell’allenatore che comunicò ai tifosi di doversi assentare nuovamente per intraprendere un altro percorso terapeutico.
L’ultima comparsa in pubblico di Mihajlović risale a inizio dicembre, quando il serbo si era presentato al lancio dell’autobiografia del collega Zdenek Zeman in una libreria di Roma.
Divenuto ormai una leggenda per i tifosi bolognesi, dopo la lotta incessante e poche settimane dal rientro in panchina, arriva la comunicazione dell’esonero di Sinisa rilasciata a seguito dell’inizio incerto del campionato 2022-2023 dei bolognesi, sollevando il malcontento e la vicinanza dei tifosi.
Il mondo del calcio si ritrova quindi a dire addio a Sinisa Mihajlović, un uomo d’altri tempi in grado d’impartire una lezione di dignità e forza senza limiti nel vivere una malattia come la leucemia.
A darne il triste annuncio ci ha pensato la famiglia attraverso un comunicato affidato all’ANSA:
«La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlović»
Quando calcava il campo la potenza del suo tiro era in grado di raggiungere i 160 km/h divenendo banco di studio per i ricercatori dell’Università di Belgrado. Nonostante questo dato impressionante e la sua incredibile carriera, però, in questo momento possiamo affermare come il messaggio che ci ha regalato nel periodo più buio della sua vita sia stato ancora più potente.
Addio Sinisa, l’ultimo grande Guerriero del calcio.