Si sono concluse le indagini relative a “L’isola che non c’è”. La Procura di Catanzaro ha infatti messo la parola fine alla complessa vicenda che ruotava intorno al fantomatico “Stato teocratico antartico di San Giorgio”, e che avrebbe ingannato 700 persone, convinte di ottenere una nuova cittadinanza con notevoli benefici, ovviamente fasulli.
Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Sud, sarebbero 5 i soggetti estromessi dalle indagini. Tra questi spicca il nome che più aveva fatto rumore nelle cronache, quello del generale in congedo della Guardia di Finanza, Mario Fornesi.
Per gli altri 21 soggetti indagati, le accuse sono pesanti: associazione a delinquere, concorso esterno in associazione per delinquere, truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio, riciclaggio, tentata estorsione, esercizio abusivo di una professione, favoreggiamento e falso.
L’inesistente Stato antartico avrebbe avuto tre sedi in Italia: a Catanzaro (Calabria), Teramo (Abruzzo) e ad Alcamo (Sicilia). I truffatori millantavano la sovranità dello Stato fantasma sulla base del fantomatico “Trattato antartico del 1959”, oltre ad un’altra serie di false informazioni, come l’esistenza di Governo, Corte di Giustizia, Tribunale Supremo e addirittura di una gazzetta ufficiale.
Come detto, il raggiro verteva sui notevoli vantaggi economici derivati dall’ottenimento della cittadinanza antartica, come una pressione fiscale bassissima, esenzione dall’obbligo vaccinale contro il Covid e possibilità di esercitare la professione medica anche se radiati dall’albo.
Secondo gli inquirenti l’organizzazione criminale avrebbe creato un vero e proprio ecosistema parallelo alla realtà, con tanto di documenti “ufficiali”, falsi documenti d’identità validi per l’espatrio e un organigramma della vita amministrativa e politica del territorio.
In cambio della cittadinanza le vittime avrebbero versato cifre comprese tra i 200 e i 1.000 euro. L’attività illecita avrebbe portato agli imputati un guadagno di circa 400.000 euro, somma che sarebbe successivamente stata riciclata tramite un conto corrente maltese.
Questi i nomi delle persone che comparirebbero nell’avviso di conclusione delle indagini, pubblicati dal Corriere della Calabria: Silvio Deni, classe ’57 di Cosenza; Charles (Carmelo) Attard, classe ’63 di Malta; Fabrizio Barberio, classe ’72 di Catanzaro; Damiano Bonventre, classe ’51 di Alcamo; Domenico Bruno detto Mimmo, classe ’54 di Tiriolo; Manuel Casara, classe ’76 di Vicenza; Philip Chircop, classe ’52 di Malta; Luigi Tommaso Ciambrone, classe ’63 di Catanzaro; Lorella Cofone, classe ’63 di Cosenza; Emanuele Frasca, classe ’66 di Squillace; Enrico Gambini, classe ’66 di Teramo; Liliya Koshuba, classe ’56 nata in Uzbekistan e residente ad Alcamo; Cristian Lacalandra, classe ’81 di Lucca; Baldassarre Lauria, classe ‘ 65 di Alcamo; Federico Lombardi, classe ’67 di Teramo; Claudio Martino, classe ’63 di Roma; Luigi Achille Martinucci, classe ’70 di Milano; Anna Maria Mazzaglia, classe ’53 di Messina; Roberto Petrella, classe ’47 di Teramo; Aldo Piattelli, classe ’64 di Roma; Nicola Pistoia, classe ’58 di Catanzaro; Roberto Santi, classe ’58 di Roma; Giuliano Sartoron, classe ’72 di Padova; Carmina Talarico, classe ’62 di Catanzaro; Rocco Viva, classe ’55 di Lecce.