Una Cattedrale gremita, quella di Catania, ha accolto mercoledì pomeriggio il piccolo feretro bianco di Elena Del Pozzo, la bimba strappata alla vita solo qualche giorno fa e che a breve avrebbe compiuto 5 anni. Un traguardo, come i tanti altri, che purtroppo non raggiungerà mai, tradita da chi avrebbe dovuto proteggerla più di chiunque altro al mondo, sua madre.
La celebrazione delle esequie è stata più volte interrotta dai fragorosi applausi della folta folla presente, in omaggio alla memoria della piccola Elena che, nel corso dell’omelia, l’arcivescovo Monsignor Luigi Renna ha voluto ricordare sottolineando l’importanza di «Tenere i bambini fuori dai vostri conflitti».
«Ho letto sul muro della nostra città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena, e questo è bello – prosegue il vescovo – ma chiedeva anche tormento eterno per chi ha levato la mano su di lei. Non credo che Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino».
L’omelia si è poi conclusa ricordando che «Da oggi Elena proteggerà tutti i bimbi contesi, barattati nella loro dignità e nei loro diritti, che soffrono e diventano ostaggio della nostra incapacità di amare. Non seminiamo la gramigna della rabbia e della vendetta».
L’ultimo saluto è stato trasmesso in diretta sui canali social dell’arcidiocesi di Catania, per dare la possibilità a tutti di seguire il rito funebre. L’arcivescovo di Catania, Monsignor Luigi Renna ha interdetto a fotografi e telecamere della stampa la celebrazione delle esequie nella Basilica, nel rispetto della famiglia della piccola, distrutta dal dolore.
Il delitto di Elena Del Pozzo, per mano della madre ventitreenne Martina Patti, ha assunto tratti sempre più sconvolgenti dopo le dichiarazioni rilasciate durante una delle ultime confessioni affidate agli inquirenti: «ero girata, non volevo guardare (…) non ricordo nemmeno di averle fatto male».
Queste le parole usate dalla giovane donna per ricostruire gli eventi, in un racconto confuso degli ultimi istanti di vita della bambina, fino al raccapricciante passaggio sul tentativo di occultare il corpo: «Non ricordo di aver sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io. Non ricordo cosa sia passato nella mia mente quando ho colpito mia figlia, anzi posso dire di non aver avuto nessun pensiero».
Martina Patti aveva inizialmente tentato di camuffare il delitto, inscenando il rapimento della figlia, avvenuto secondo la sua versione all’uscita da scuola. I video forniti da alcune telecamere di sorveglianza hanno poi smascherato la donna che, dopo essere crollata, ha confessato il reato.
Si è infatti scoperto che, dopo aver portato la bambina in un terreno nei pressi della propria abitazione a Mascalucia, nel catanese, la donna avrebbe colpito la figlia con 11 coltellate.
Il corpo, riposto all’interno di un sacco per la spazzatura, è stato poi seppellito solo in parte, con addirittura una pala ed una zappa rinvenute dagli inquirenti proprio nelle vicinanze del cadavere.
Il movente alla base dell’efferato delitto risiederebbe nella gelosia nei confronti dell’ex compagno, Alessandro Del Pozzo, padre della piccola Elena che, dopo la fine della relazione, si sarebbe ricostruito una vita assieme ad un’altra donna.
Nonostante la ricostruzione prodotta da Martina Patti sia costellata di elementi confusi, il Gip si è espresso in toni differenti, individuando nel delitto le componenti di una minuziosa premeditazione unite ad un’estrema lucidità da parte della donna, descritta come “spregiudicata”, “insensibile”, con un “istinto criminale spiccato” e di “elevato grado di pericolosità”. Secondo il giudice Daniela Monaco Crea, infatti, malgrado il tentativo di «lasciar credere di avere agito senza una piena consapevolezza, Martina è una donna lucida e calcolatrice e, se non arrestata, potrebbe darsi alla fuga».
Patti, che al momento si trova in regime di isolamento in carcere, dovrà affrontare le accuse di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.
Ciò che resta alla famiglia, ora, è almeno la possibilità di stringersi in un rispettoso silenzio, piangendo la scomparsa di una bambina di soli 4 anni, strappata alla vita con un gesto efferato, il più crudele ed innaturale che un essere umano possa concepire.