In queste ore il mondo si è fermato con trepidante preoccupazione in attesa di ricevere gli ultimi aggiornamenti relativi al terremoto che, nella nottata tra il 5 ed il 6 febbraio 2023, ha stravolto la vita di migliaia di cittadini turchi e siriani.
L’allerta è rimasta alta anche nella giornata di oggi, in particolare dopo le 312 scosse di assestamento registrate in queste ore e con l’attività sismica nella zona che rimane spaventosamente attiva.
Tra i Paesi che fin da subito si sono mossi per offrire sostegno ai popoli colpiti del terremoto vi è anche Malta che, con l’invio di 32 soccorritori e un cane da ricerca della Protezione Civile, è corsa in primo piano per assistere le operazioni di soccorso nelle regioni colpite dal terremoto, atterrando nella nottata di ieri all’aeroporto di Elazig, in Turchia.
Oltre all’invio dei volontari della CPD, il ministro degli Esteri Ian Borg ha annunciato attraverso un tweet anche di fornire assistenza finanziaria alle operazioni di salvataggio.
Sono ore frenetiche, scandite da una snervante corsa contro il tempo per cercare di salvare i dispersi tanto che, come riportato dall’agenzia turca Anadolu, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo aver indetto 7 giorni di lutto nazionale ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza della durata di tre mesi nelle 10 province del sud est colpite dal terremoto, specificando come questo sia uno dei più grandi disastri sismici della storia mondiale.
Le immagini che arrivano dal web raccontano chiaramente l’entità della devastazione e sono indice di una situazione senza precedenti, come si evince dalle riprese di un drone scattate mentre sorvola quel che rimane della cittadina turca di Hatay.
İskenderun’da son durum ve limanda süren konteyner yangını dron ile görüntülendi.#deprem #sondakika #kahramanmaraş #pazarcık #hatay #malatya #adana #gaziantep #şanlıurfa #enkaz #afad #gündem #iskenderun #liman #yangın pic.twitter.com/iyuTiTVCox
— Hatay Haber Özel (@hatayhaberozel) February 7, 2023
Anche i numeri si affiancano alla preoccupazione di questi giorni e raccontano di almeno 5.016 morti tra Turchia e Siria, 3.549 quelli fino ad ora dichiarati dallo Stato dell’Ay Yıldız, 1.598 quelli riportati dall’ultimo bilancio siriano, con l’Oms che avvisa come questo inquietante dato possa nelle prossime ore arrivare a raggiungere le 20mila vittime.
A questo si aggiungono i numeri forniti dall’agenzia per le emergenze e i disastri turca Afad, la quale, ha reso noto che i feriti recuperati fino a questo momento superano quota 22.000. Gli edifici dichiarati ufficialmente distrutti risultano essere 5.775, ai quali si aggiungono le circa 11mila segnalazioni di condomini tra le macerie nella zona meridionale del Paese dove si sono verificate le due maggiori scosse di terremoto.
Secondo le autorità turche sarebbero quindi circa 13,5 milioni i cittadini colpiti dal terremoto che, inoltre, ha avuto un impatto tale da essere percepito in un’area di circa 450 chilometri estesa da Adana a ovest a Diyarbakir a est, e fino a 300 chilometri da Malatya a nord a Hatay a sud, con vittime segnalate fino ad Hama, cittadina situata a circa 100 chilometri dall’epicentro.
L’entità del cataclisma è stata talmente devastante da provocare uno spostamento del suolo fino a 10 metri, attivando ieri una nuova faglia al confine fra Turchia e Siria, come specificato dal sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Alessandro Amato: