Eva Kaili esce dal carcere. L’ex vicepresidente del Parlamento Europeo indagata per corruzione nell’ambito nello scandalo mazzette Qatargate, torna a casa dopo oltre 4 mesi di detenzione. Per lei, i giudici della camera di consiglio del tribunale di Bruxelles hanno disposto gli arresti domiciliari fino a conclusione delle indagini, che potrebbero portare a un processo.
Tra le condizioni del rilascio, Kaili, madre di una bimba di 2 anni, dovrà indossare il braccialetto elettronico e stare alla larga dal compagno Francesco Giorgi, già rilasciato a fine febbraio dopo essersi dichiarato colpevole dell’affare Qatargate.
Prima di Kaili, infatti, altre persone coinvolte nella vicenda che ha scosso il Parlamento Europeo sono state scarcerate e poste in stato di libertà vigilata: tra queste, oltre a Giorgi, l’ex eurodeputato italiano reo confesso Antonio Panzeri e l’eurodeputato belga Mark Tarabella che, insieme a Kaili continua a professare innocenza.
«Una decisione logica che abbiamo atteso per troppo tempo» hanno affermato i legali della donna, aggiungendo: «Eva Kaili esce di prigione a testa alta e con dignità, non ha confessato reati che non ha commesso, lotterà per la sua innocenza fino alla fine».
Kaili è stata arrestata il 9 dicembre 2022. Nella sua abitazione gli inquirenti avrebbero trovato circa un milione di euro in contanti, si pensa frutto delle attività illecite di cui è sospettata. La donna invece sostiene di aver saputo della presenza del denaro il giorno dell’arresto del suo compagno, Francesco Giorgi.
Presa dal panico, avrebbe chiamato il padre dicendogli di prelevare la valigia con i soldi, la stessa che venne poi sequestrata dagli inquirenti quando fermarono il padre della Kaili mentre lasciava un hotel di Bruxelles, in direzione aeroporto.
Il Qatargate ha causato un vero e proprio terremoto all’interno del Parlamento Europeo. Secondo le indagini, alti esponenti politici del Qatar avrebbero tentato di corrompere con delle mazzette alcuni parlamentari, al fine di chiudere un occhio sulle condizioni di lavoro nel Paese della penisola araba, soprattutto nel periodo di avvicinamento ai mondiali di calcio 2023.
Oltre agli arresti, le perquisizioni della polizia federale belga avevano portato al rinvenimento di quasi un milione di euro in contanti ed apparecchiature elettroniche. Le successive indagini hanno poi fatto luce su un presunto coinvolgimento anche del Marocco, che avrebbe tentato di interferire con gli affari europei per trarne vantaggi politici ed economici, gestendo il denaro contante utilizzato per gli illeciti.