Il mondo del calcio piange, per la terza volta consecutiva in poco meno di 60 giorni dopo la dipartita di Sinisa Mihajlović e Pelé, per dare un ultimo e doloroso addio alla leggenda Gianluca Vialli, scomparso a causa del peggioramento delle condizioni di salute legate al tumore al pancreas contro cui stava lottando da circa cinque anni.
Hall of famer del calcio italiano, ex attaccante e allenatore, nonché capo delegazione della nazionale italiana, Il Re Leone, come veniva soprannominato dai suoi tifosi, rientra nella ristretta cerchia dei giocatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, l’unico tra gli attaccanti.
Rimarranno intrisi nella storia del calcio i titoli di campione d’Italia con la Sampdoria (1990/91) e con la Juventus (1994/95), con la quale confeziona l’ultima gioia europea dei tifosi bianconeri nel 1996 alzando la Coppa dei Campioni, vinta l’anno successivo a Roma contro l’Ajax.
Con i bianconeri vincerà anche una Coppa UEFA, oggi Europa League, che insieme alle due Coppe delle Coppe vinte con la Samp e la Supercoppa UEFA conquistata con addosso la maglietta Blues del Chelsea si uniranno alla lista dei trofei internazionali conquistati da Vialli.
In Nazionale giocò contro Malta per ben tre volte: il 5 dicembre 1984 a Ta’ Qali, nell’amichevole con l’Under 21 di Azeglio Vicini, che si concluse 2-1 con le reti di Vialli, Signori e Muscat, poi il 24 gennaio 1987, in un incontro valido per le qualificazioni all’Europeo che finì 5-0, sempre con una rete di Vialli, ed il 19 dicembre del 1992, con l’Italia di Arrigo Sacchi in trasferta Malta per le qualificazioni ai Mondiali del 1994. Anche in questa occasione, il campione andò a rete, segnando quello che sarebbe stato il suo ultimo gol con la maglia degli azzurri.
Vestiti i panni da cronista sportivo, cinque anni fa Vialli ha rivelato al pubblico la sua lotta contro il cancro e, da quel momento, l’indimenticabile bomber aveva più volte parlato del male che lo affliggeva, raccontando apertamente di tutte le debolezze e le paure che la sua condizione gli causava.
Infine, dopo numerosi voci che circolavano dalla clinica di Londra dove il gemello del goal di Roberto Mancini era ricoverato, arriva la nota della Figc nella quale il capo delegazione della Nazionale italiana annunciava di dover sospendere il suo mandato per concentrarsi sulle cure.
La triste notizia raggiunge oggi tutti gli appassionati nel giorno dell’Epifania: Gianluca Vialli non ce l’ha fatta, circondato dall’amore della sua famiglia nella clinica londinese.
In queste ore di enorme lutto che avvolgono il mondo del pallone, una delle istantanee a cui aggrapparsi forte e che rappresenta uno dei momenti più felici della sua carriera raccoglie quell’abbraccio con l’amico di sempre, Roberto Mancini, negli istanti successivi alla vittoria dell’Europeo 2020.
Rimarrà d’esempio il suo approccio alla malattia in questi anni, con i tifosi di calcio che si sono stretti attorno al loro campione in un tifo sfrenato che, però, questa volta non ha portato all’esito sperato.
Nonostante ciò, la forza e la tenacia, congiuntamente alla consapevolezza di essere da esempio a milioni di persone sofferenti come lui, lo hanno portato a vivere la malattia come fosse una partita di calcio, con la volontà di trascinare la “squadra” sul campo e fuori.
Le leggende non indossano una divisa, tantomeno calcistica, appartengono a tutti, senza alcuna distinzione. Il mondo del calcio, al quale ci uniamo profondamente, si stringe attorno alla famiglia di Vialli.
Ciao Re Leone, dopo 259 gol di pura poesia, ora puoi finalmente ricongiungerti all’amico Pablito Rossi.