Una folta delegazione della Ong Moviment Graffitti, insieme ad altri attivisti per i diritti delle donne, si è riunita giovedì davanti alla sede del Parlamento Europeo e all’ambasciata maltese a Bruxelles per puntare il faro sulle «ingiuste leggi maltesi in tema aborto» e sulla «stigmatizzazione della pratica» ancora in vigore a Malta.
Presenti anche l’eurodeputato laburista Cyrus Engerer e l’amministratore delegato del Partito laburista Randolph Debattista che, insieme agli attivisti, hanno imbracciato uno striscione al grido di “Kulħadd iħobb lil xi ħadd li għamel abort” (Tutti amiamo qualcuno che ha abortito) per rimarcare come il divieto di abortire non serva a fermare la pratica, ma piuttosto a innescare un clima di terrore, stigma e imbarazzo nei confronti delle donne che si trovano nella condizione di doverlo praticare. I manifestanti hanno infatti spiegato che, nonostante il divieto, l’aborto a Malta è ancora molto diffuso.
In numeri, ad oggi almeno una persona al giorno sull’arcipelago ricorre all’uso di pillole abortive (medicinali definiti “sicuri”, presenti nell’elenco dei farmaci essenziali dell’OMS) per autogestirsi la pratica tra le mura di casa.
Tuttavia, a Malta l’aborto rimane punibile con 3 anni di carcere e, in tal senso, gli attivisti hanno citato il caso dello scorso anno relativo a una donna che ha dovuto fare i conti con la legge per aver abortito dopo essere stata denunciata alla polizia dal suo partner violento.
Malgrado le promesse di una riforma, alla fine «la situazione per la salute delle donne è più disperata di prima», perché a Malta vigono ancora le leggi sull’aborto «più disumane dell’Unione Europea».
Pertanto, i manifestanti hanno invitato il governo a depenalizzare la pratica perché «se si ha veramente a cuore la salute, la vita e il benessere delle persone (..) è giunto il momento che le donne maltesi non vengano più criminalizzate per aver fatto ciò che è meglio per loro stesse, la loro salute, le loro famiglie e le loro vite».
Gli attivisti hanno inoltre spiegato agli europarlamentari presenti che «il governo maltese sta voltando le spalle ai diritti umani e quelli delle donne», chiedendo loro sostegno e ribadendo che continueranno a lottare «finché le donne non saranno più trattate come cittadini di seconda classe a Malta».