“Questo non è un processo per gli attacchi alla mia persona ma per gli attacchi alla libertà d’espressione”.
Lo ha detto il giornalista italiano Nello Scavo all’uscita dall’udienza tenuta il 1 ottobre al Tribunale di Malta per le minacce ricevute via Twitter da un esponente di punta del Governo Muscat, Neville Gafà.
Scavo aveva pubblicato sul quotidiano Avvenire, di proprietà della Conferenza episcopale italiana, alcuni articoli sul traffico di migranti tra Malta e la Libia. Il messaggio postato da Gafà lo scorso 27 giugno era molto esplicito: “Smettila con le tue porcherie. Altrimenti, ti fermeremo noi”.
Per questo, e per altre minacce ricevute da trafficanti libici, Scavo vive sotto scorta in Italia.
Nell’udienza di ieri, sono state anche ammesse le costituzioni di parte civile del giornale di Scavo, Avvenire, e della Fnsi, Federazione nazionale stampa italiana, ovvero il sindacato di categoria. Ad accompagnare il giornalista italiano anche i rappresentanti dell’Igm, Institute of maltese journalists, associazione nata più di 30 anni fa. Insieme a loro, è andato a rendere omaggio al monumento eretto nel centro di Valletta alla memoria della collega Daphne Caruana Garizia, assassinata con un’autobomba nel 2017.
Oltre a numerosi colleghi, con i quali ha improvvisato una breve conferenza stampa, davanti al Palazzo di giustizia era presente anche una piccola folla di maltesi che hanno insultato Scavo e chi lo accompagnava.
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha detto che “la minaccia in questione è tanto più grave in quanto proviene da un ex collaboratore di primo piano del Governo di un Paese europeo. Ed è ulteriore motivo di preoccupazione pensare che analoghe minacce erano arrivate a Daphne Caruana Galizia”.
La sentenza è attesa per la prossima udienza, il 15 ottobre.