La Corte d’Appello ha ridotto la condanna al ladro siciliano che, all’inizio di quest’anno, aveva compiuto una dozzina di furti in appena quindici giorni per un bottino complessivo di 100mila euro.
Tra il giorno di Natale del 2016 e il 7 gennaio di quest’anno, il 41enne italiano Carmelo Ciranna ha compiuto ben quindici diversi furti in appartamento. Le rapine sono avvenute tra Marsascala, Zabbar e Birkirkara, e hanno fruttato un bottino complessivo di circa 100mila euro tra contanti, gioielli, orologi, elettronica ed arredi.
Durante le sue scorribande l’uomo ha anche derubato un benzinaio a Qormi da cui ha sottratto tutta la scorta di batterie auto ed è stato inoltre denunciato per i danni alle proprietà interessate dai furti.
Dopo l’arresto, Ciranna si è dichiarato colpevole, per evitare un lungo processo penale. A marzo l’uomo è stato condannato a sette anni di reclusione e all’espulsione da Malta non appena avesse scontato la pena.
L’avvocato difensore di Ciranna, Arthur Azzopardi, ha fatto ricorso in appello, denunciando vizi di forma: secondo l’avvocato la denuncia per danni alla proprietà non avrebbe dovuto essere trattata come un’accusa separata ma essere compresa nel processo per furto, allo stesso modo l’accusa di ricettazione andrebbe inclusa in quella di furto e non trattata separatamente.
L’avvocato di Ciranna ha aggiunto che al suo assistito non sono state concesse attenuanti nonostante abbia confessato subito ed abbia cooperato con le forze dell’ordine, che non sia stato verificato a pieno il suo grado di coinvolgimento nelle varie azioni criminali e che, infine, non sia stato messo in condizione di scontare una pena rieducativa.
In particolare, sul carattere della pena, l’avvocato Azzopardi, ha fatto notare che la Corte, al corrente del passato criminale di Ciranna e degli anni già trascorsi in prigione, non ha tenuto conto del rapporto di un agente di polizia in cui si dichiara che l’imputato ha bisogno di un ambiente dove sia impossibile entrare in contatto con stupefacenti, a quanto pare la causa scatenante dei furti, per un’efficace rieducazione del condannato. Il carcere di Corradino è invece un luogo dove si registra un crescente uso di droghe.
Tuttavia non sono queste le sole motivazioni usate dall’avvocato Azzoppardi nel suo appello. Il punto forte del suo ricorso è l’ordine di rimpatrio dopo l’aver scontato la pena, in conflitto — secondo lui — con la Direttiva UE sui diritti dei cittadini comunitari e che come tale è parte integrante del diritto Maltese.
Questa direttiva impedisce agli stati l’espulsione di cittadini comunitari a meno che non ci sia una impellente necessità di pubblica sicurezza e a patto che il cittadino non abbia vissuto nello Stato Membro per più di dieci anni.
Ciranna ha trascorso gli ultimi diciotto anni a Malta, dove è stato anche sposato e dove ha tre figli. Pertanto secondo la Direttiva UE non potrebbe essere espulso dal paese dopo aver scontato la pena.
Sulla base di queste osservazioni la Corte, presieduta dal giudice Antonio Mizzi, ha rivisto la pena riducendola a cinque anni e revocando l’ordine di rimpatrio imposto in primo grado.