Come richiesto dall’UE è stata finalmente formata una Commissione d’inchiesta indipendente sull’attentato che è costato la vita alla giornalista Daphne Caruana Galizia.
È scaduto lo scorso giovedì il termine per l’avvio delle indagini sul caso della giornalista Daphne Caruana Galizia: il lavoro della Commissione, che regolerà autonomamente le proprie procedure, dovrà concludersi entro nove mesi.
Pur mostrando alcune riserve sulla metodologia e le conclusioni espresse dalla Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, il Governo maltese ha sostenuto di non vedere difficoltà nell’avviare un’indagine pubblica una volta stabilito che questa non pregiudichi indagini e procedimenti già in atto.
Insieme al giudice emerito Michael Mallia, che presiederà la commissione, vedremo la stessa costituita da nomi quali quello del dott. Ian Rafalo, Decano emerito della facoltà di giurisprudenza all’Università di Malta e professore ordinario di diritto pubblico, e quello dell’esperto forense Anthony Abela Medici, che ha diretto il laboratorio di scienze forensi presso il dipartimento di polizia dal 1981 al 2010.
Ma queste nomine hanno anche fatto alzare un polverone di critiche. Perché?
La ONG Repubblika, nata nel gennaio di quest’anno con lo scopo, tra gli altri, di promuovere e preservare i diritti civili e la libertà di parola ha espresso non poche preoccupazioni riguardo questa compagine, lamentando il fatto che la famiglia di Daphne non sia stata consultata al momento della scelta, ricaduta poi su elementi che non vengono reputati del tutto super partes.
Il Giudice Mallia è infatti già stato incaricato di investigare sui contenuti del computer col quale Daphne stava lavorando nel periodo antecedente l’omicidio e questo “doppio incarico” rischia di compromettere l’integrità del suo lavoro.
Al tempo stesso il dott. Anthony Abela Medici deve la stabilità del suo posto al Primo Ministro e sarebbe quindi un elemento facilmente soggetto a condizionamento, sempre secondo la ONG.
Non è immune da critiche neanche il prof. Ian Refalo dal momento che in passato è stato lui stesso oggetto di indagini da parte della giornalista assassinata e non può quindi essere escluso a priori il suo coinvolgimento nel caso.
Del resto Repubblika non sembra convinta della buona volontà del governo nell’andare in fondo alla questione e punta il dito sul fatto che la commissione viene istituita solo a seguito di un’indignazione internazionale e della possibilità di condanna in tribunale per violazione dei diritti umani fondamentali.
C’è da aggiungere che la famiglia Galizia è ancora imputata per la causa di diffamazione intentata dal Primo ministro Muscat contro Daphne Caruana Galizia, rischiando di trovarsi sul banco degli imputati.
Cornuti e mazziati, insomma.